Domenica pomeriggio la a solenne celebrazione eucaristica di saluto all’ormai nuovo arcivescovo eletto di Lucca monsignor Paolo Giulietti e di accoglienza e benvenuto al nuovo vescovo ausiliare e vicario generale di Perugia-Città della Pieve monsignor Marco Salvi, tenutasi nella cattedrale di San Lorenzo.
Il dono
Hanno ricevuto ciascuno, dalle mani del cardinale Gualtiero Bassetti, un dono dell’Archidiocesi: una croce in argento, definita dal cardinale «una semplice croce, non di grande valore, ma di infinito valore come significato, perché questa croce è il segno di tante croci che in un modo e in un altro il Signore vi chiama a portare accanto a sé. Ma la croce del Signore è gloriosa e gioiosa, perché noi abbiamo un cireneo di lusso che ci aiuta a portare questa croce ed è il Signore stesso, che è particolarmente accanto a voi due che iniziate un ministero così grande davanti a Dio e davanti a tutte le creature».
Un angolo perugino nella casa di Lucca
«Esprimo la mia gratitudine alla famiglia perugina che lascio con dispiacere – ha detto mons. Giulietti nell’intervenire a fine celebrazione –, ma che in realtà non lascerò mai perché, avendo avuto in dono tanti oggetti che mi ricordano la mia città , ci sarà sempre un angolo perugino nella casa di Lucca. Esprimo la mia gratitudine a questa famiglia diocesana a cui chiedo anche perdono per le inevitabili mancanze e colpe commesse in questi anni, nonostante la buona volontà di servirla. Ho già detto ai giovani e lo ripeto anche a voi, Lucca è una bella città e val bene una gita e spero che, nonostante la lontananza, ci saranno occasioni per potersi rivedere e comunque e in ogni caso a camminare insieme nel Signore».
Dare il tempo necessario all’ascolto, mettersi nei panni dell’altro non è scontato.
Mons. Salvi, nel rivolgersi ufficialmente per la prima volta alla sua nuova comunità diocesana, si è quasi confidato con voce commossa. «In questi giorni – ha detto – mi hanno accompagnato le parole di Gesù sul buon pastore che offre la vita per le pecorelle. Queste parole si sono realizzare pienamente quando Cristo liberamente si è offerto nella croce. In questo momento mi sento di imitare e incarnare il Buon pastore, conoscere i singoli, le comunità , le persone. Nella nostra società caratterizzata dalla fretta e senza memoria, dare il tempo necessario all’ascolto, mettersi nei panni dell’altro non è scontato. Chiedo aiuto per tutto questo a tutti voi, aiutatemi a vivere per primo lo stile dell’ascolto. Non ho in mente progetti e piani pastorali, voglio ascoltare, entrare in confidenza con le persone in una relazione di amicizia».