Direttiva ‘Case green’: stop alle caldaie e più pannelli solari

Le nuove norme europee riguardano 5 milioni di edifici italiani, obiettivo zero emissioni entro il 2050

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L’obiettivo è legittimo: ridurre progressivamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici degli edifici entro il 2030, per arrivare alla neutralità climatica entro il 2050. Ma avrà inevitabilmente un impatto su un patrimonio edilizio particolarmente vetusto come quello italiano, la revisione della direttiva Ue sulla prestazione energetica nell’edilizia, approvata martedì dal Parlamento europeo. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, si stima che saranno circa 5 milioni, sui 12 totali, gli edifici residenziali che dovranno subire interventi per adeguarsi alle nuove regole europee, che prevedono requisiti più stringenti di efficienza.

I dettagli

In particolare per gli edifici residenziali vengono fissati due target di riduzione dei consumi medi, uno al 2030 e uno al 2035.
L’obiettivo è che il consumo energetico medio diminuisca almeno del 16% rispetto al 2020 entro il 2030 e almeno del 20-22% entro il 2035. Inoltre, tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere a emissioni zero dal 2030. La direttiva prevede poi l’obbligo di installare pannelli solari sui nuovi edifici pubblici e non residenziali, che sarà progressivo dal 2026 al 2030, con target che variano a seconda delle dimensioni dell’edificio. L’installazione dovrà essere garantita se «tecnicamente ed economicamente fattibile». Lo stop definitivo alla produzione e vendita delle caldaie alimentate a combustibile fossile, inizialmente previsto per il 2035, è stato invece posticipato al 2040. Ma già dal 2025 l’acquisto di caldaie che funzionano solo a metano non potrà più beneficiare di incentivi.

Il piano nazionale

I Paesi Ue, Italia compresa, avranno due anni di tempo per adeguarsi alla direttiva ‘Case green’ presentando a Bruxelles i loro piani nazionali, in cui preciseranno come raggiungeranno questi obiettivi. Sono previste esenzioni per gli edifici storici e agricoli.La Commissione europea calcola che entro il 2030 saranno necessari 275 miliardi di euro di investimenti annui. Non sono previsti finanziamenti dedicati – riferisce sempre il Corriere della Sera -, ma i Paesi potranno attingere ai fondi Ue per sostenere gli interventi. In particolare al Fondo sociale per il clima, al Recovery fund e ai Fondi di sviluppo regionale.

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