Tutto risale al 2015, quando un deposito di toner e cartucce per stampanti andò a fuoco a Cannara. I residui della combustione furono smaltiti nel deposto Biondi ecologia di Marsciano, a Castiglion della Valle. Ma furono etichettati non come ‘rifiuto speciale pericoloso’ – come avrebbe dovuto essere – bensì come rifiuto non pericoloso, facendo leva sul fatto che nel materiale c’erano pure residui di costruzione. Non solo: alla Biondi quei rifiuti sono rimasti più del dovuto.
Gli indagati
Per questo illecito si è attivato il Noe – il nucleo operativo ecologico dell’Arma dei carabinieri – che nel dicembre del 2019 mise tutto sotto sequestro e relazionò alla procura della Repubblica di Spoleto che, in questi giorni, ha concluso le indagini. Indagati Giampiero Biondi, Luciano Biondi (della Biondi), Giovanni Buini (legale rappresentante di Carbo Nafta, che è stato intermediario e trasportatore) e Simona Carloni (legale rappresentante di Ambienta).
I rifiuti pericolosi
C’era di tutto: toner per stampanti laser e cartucce per stampanti a getto d’inchiostro parzialmente combuste, frammiste a legno, imballaggi, ferro e frammenti di vetrocemento o eternit, in particolare alcune delle cartucce si presentavano totalmente bruciate mentre i rifiuti riconducibili alla parte non pericolosa (attività edilizia) erano presenti in piccolissima quantità . Fra l’altro ai soci Biondi è imputato anche un ulteriore illecito: il fatto cioè di aver conservato il materiale per oltre un anno, superando il limite previsto dalla legge, .