di Rosaria Parrilla
Il sindacato Fai Cisl Umbria ammette la difficoltà di tutto il comparto dell’acqua nella nostra regione, ma ora vuole tutta l’attenzione possibile sullo stabilimento di Sanfaustino, azienda in concordato e con i lavoratori che rischiano di rimanere disoccupati.
Ammortizzatori finiti I dipendenti, in tutto 8, sono arrabbiati, delusi e si sentono abbandonati dalle istituzioni locali e regionali e hanno denunciano la gravità della situazione in cui sta precipitando sempre più lo stabilimento. Lo hanno fatto insieme al sindacato, martedì mattina, durante una conferenza stampa. Con la fine di maggio gli ammortizzatori sociali esauriranno e così si ritroveranno senza lavoro, senza soldi e senza dignità.
L’appello alle istituzioni Il sindacato pretende un incontro con le istituzioni per avviare un percorso serio che porti al rilancio del marchio dell’azienda e del territorio, al reintegro dei lavoratori e al ripristino della produzione. Sottolineando il rammarico per la poca attenzione nei confronti della vertenza, i cui segnali di crisi erano già stati denunciati nel 2011. «Non vorrei pensare che essendo uno stabilimento che dà lavoro a poche persone susciti poco interesse», ha detto Simone Dezi, della Fai Cisl Umbria. «La Regione ha lasciato soli questi lavoratori e le loro famiglie, in una crescente difficoltà economica e lavorativa. Negli anni non sono mai arrivate risposte certe e definitive, neanche solidarietà per una realtà che da sempre ha avuto una sua storia, facendosi conoscere anche in America».
PARLA SIMONE DEZI (FAI CISL) – L’INTERVISTA
La testimonianza A nome dei lavoratori ha espresso la sua rabbia Franco Tortorella, per arrivare alla pensione gli mancano circa 5 anni. Vive con due figlie disoccupate e la moglie che ha uno stipendio di 600 euro, ma c’è l’affitto di 500 euro da pagare tutti i mesi e tutto il resto. «Vivere per 34 mesi senza uno stipendio e per un anno senza cassa integrazione è dura – ha detto Tortorella – dove sono il sindaco di Massa Martana e la presidente Marini? Perché non si interessano alla questione? Ci diano una mano a trovare un lavoro per questi ultimi anni che mancano per andare in pensione».
Il rischio concreto «Senza nessun intervento – ha aggiunto Claudio Andreani, dipendente della Sanfaustino e rappresentante di Fai Cisl Umbria – dopo anni persi inultimente, potremmo dal mese di giugno trovarci in serie difficoltà. Non solo ci ritroveremo nuovo senza retribuzione, ma anche senza un possibile futuro lavorativo in un’azienda nella quale da sempre ci siamo sentiti parte integrante, avendo dimostrato nel tempo senso di attaccamento e appartenenza. Abbiamo fatto enormi sacrifici e ora non c’è una prospettiva di lavoro. Non ci interessano le promesse da campagna elettorale – ha rimarcato il sindacalista Massimiliano Binacci – perché c’è una distanza abissale tra le istituzioni e i dipendenti della Sanfaustino. Eppure le istituzioni devono fare da garante e fare in modo che questi lavoratori riacquistino la dignità attaverso il proprio lavoro».
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