L.P.
«Un panorama devastante». Non usa mezzi termini Marta Cicci, presidente dell’Associazione stampa umbra, per descrivere la situazione dell’editoria regionale nella prima di una serie di audizioni che la prima commissione consiliare, presieduta dal consigliere Andrea Smacchi, ha in programma per andare a fondo sulla reale condizione di quotidiani, giornali online e tv locali umbri.

Audizione All’indomani della messa in liquidazione del Giornale dell’Umbria e con un’altra, ennesima, assemblea di redazione ancora in corso, lunedì pomeriggio sono quindi stati invitati a illustrare la situazione Roberto Conticelli, direttore de La Nazione e presidente dell’ordine dei giornalisti dell’Umbria e Marta Cicci in rappresentanza dei sindacati. La fotografia che ne è uscita è quella di un settore in grossa sofferenza ma «l’intenzione è quella di arrivare alla formulazione di una proposta di legge regionale sull’editoria e l’informazione che dia concrete prospettive di sviluppo ad un settore il cui stato di salute misura la stessa qualità della vita democratica», come ha riferito Smacchi.
PARLA MARTA CICCI (ASU) – IL VIDEO
Giornale dell’Umbria La riflessione prende le mosse proprio dalla triste vicenda che ha visto protagonista il

Giornale dell’Umbria e la sua redazione che, entro 5 giorni, cesserà de facto tutte le attività. Partiranno, quindi, inevitabilmente, anche le lettere di licenziamento per 18 giornalisti e 9 poligrafici, oltre i 5 collaboratori, e della questione sarà investito il tavolo di crisi che verrà aperto il 9 febbraio prossimo all’assessorato allo sviluppo.
Iceberg Ma quello che è accaduto a una delle quattro testate cartacee regionali «è solo la punta dell’iceberg», che nasconde stipendi da fame, collaboratori sfruttati, contratti inesistenti e investimenti prossimi allo zero. «Così ci troviamo con un giornale messo in liquidazione e gli altri che sono messi poco meglio – dichiara ancora la Cicci – al Corriere dell’Umbria è stato da poco rinnovato il contratto di solidarietà, non sottoscritto dai sindacati ma solo da azienda e Cdr, mentre la seconda agenzia giornalistica dopo l’Ansa, l’Agi, ha da poche settimane disdetto i contratti ai due giornalisti che lavoravano in Umbria».
I numeri Aumentano i giornalisti pubblicisti, molto meno che i professionisti, ma il lavoro non c’è. Ne è convinto il presidente dell’ordine regionale Conticelli che ha ricordato come su 1600 giornalisti circa, in Umbria, solo 138 sono professionisti. «Circa mille, e sono soprattutto giovani, sono senza lavoro – ha riferito il direttore de La Nazione – e non trovano spazio neanche nelle testate più grandi». Così Il Messaggero conta su una redazione animata da 10 articoli uno, cioè giornalisti assunti in applicazione del contratto nazionale collettivo, mentre La Nazione che nel 2007 ne aveva 15, oggi ne ha appena 8.
Settore in crisi «E’ una crisi che non si vede perché i giornali continuano ad uscire – prosegue Conticelli – ma azzera la possibilità di trovare lavoro in una testata vera e propria». E poi ci sono gli ‘schiavi’, tutti quei giovani pagati 2 o 3 euro il pezzo, ragazzi che spesso si vergognano anche di rivolgersi al sindacato. Un panorama, dunque, desolante, se si pensa soprattutto che l’Umbria è penultima in Italia, avanti solo alla Basilicata, per numero di lettori di quotidiani e libri. «E’ un trend nazionale, sicuramente – per Conticelli – perché in tutta Italia sono calate le copie vendute di quotidiani ma, soprattutto in Umbria, l’online fatica a crescere».
Imprenditori ‘pirati‘ Vuoi per l’età media, in Umbria leggermente più alta rispetto che altrove, vuoi anche per la difficoltà di generare guadagni dall’online, la situazione è drammatica e preoccupa. «L’attenzione deve rimanere alta – ha proseguito Conticelli – perché non accada quello che è successo al Giornale dell’Umbria. C’era la volontà di farlo chiudere, forse anche prima». In mancanza di editori puri, proprio sull’imprenditoria la politica deve e può tornare a vigilare, contro imprese editorialmente azzardate. «Perché anche il Corriere dell’Umbria rischia di fare la fine del Corriere di Grosseto, dove cinque giornalisti sono stati mandati a casa e la redazione è stata chiusa», ha aggiunto Marta Cicci.