Elezioni Terni, l’analisi di Corsi: «Presunzione e incapacità decisive»

Il dirigente del settore cooperativo, per lungo tempo in politica, dice la sua sulla vittoria di Stefano Bandecchi e AP

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di Sandro Corsi
dirigente movimento cooperativo

Perchè ha vinto, anche largamente, Stefano Bandecchi? In primo luogo in ragione del sentiero di dissoluzione, spavaldamente quanto ottusamente imboccato dalle forze politiche del centrodestra che non hanno ricandidato il sindaco uscente e benvoluto dalla città Leonardo Latini, con il conseguente emergere di un grave vulnus morale prima ancor che politico. In secondo luogo perché questa sconsideratezza si è coniugata con la strutturale incapacità del centrosinistra di unirsi veramente con i 5 Stelle in una candidatura popolare ed all’altezza della crucialità della sfida.

E se vi è una analogia fra le due coalizioni oggi relegate all’opposizione, è che entrambe si sono autodissolte, nei lustri scorsi e recentemente, per le loro cieche lotte interne, incapaci di pensare all’altro da sé ovvero alla città ed alle sue istanze, magari sopite. In ragione di queste neglette ma reali e profonde aspirazioni, a partire dal riequilibrio fra Terni e Perugia che con l’istituzione della Regione si è ancora di più acuito nei dati economici, demografici e socio culturali – ricordo sempre che il confine con la provincia di Perugia inizia a meno di 6 chilometri lineari da piazza Tacito – Bandecchi in linguaggio politico, un Re straniero, ha sfondato elettoralmente. Ed un Re straniero è possibile solo quando il giudizio popolare e democratico è di significativa sfiducia verso i suoi gruppi ‘dirigenti’.

È veritiero che all’interno di diversi iscritti di una forza sindacale è stato fatto girare il messaggio ‘meglio lo sfascio che il fascio’? Se fosse vero, oltre alla nessuna considerazione verso i contendenti, si profilerebbe un principio di annichilimento di sé stessi e della propria comunità. Principio che non può albergare in alcun cittadino, poiché il sindaco, chiunque esso sia, dovrà essere rispettato e messo alla prova sulla concretizzazione dei propri propositi elettorali, certo rispettando cittadini e forze sociali.

In ogni caso in questa ‘autochiria’ di elites dirigenti tra le quali spicca la Lega per massima consunzione, passando da 12 consiglieri più il sindaco a 0 assoluto, è stata illimitata la presunzione di chi si acconcia politico senza ricordarsi che politica deriva dal greco polis, ovvero città, e quindi non si può essere buoni politici se non si conoscono la città e i sentimenti della cittadinanza.

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