Enel: «Fermiamo la sua fuga dall’Umbria»

Cgil e Filctem: «La centrale di Bastardo è destinata a chiusura, per quella di Pietrafitta si registrano segnali allarmanti»

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Fermare la fuga di Enel dall’Umbria: lo chiedono la Cgil regionale e la Filctem Cgil di Perugia, mettendo in evidenza i rischi di un ulteriore indebolimento del sistema energetico territoriale.

L’allarme «Mentre la centrale a carbone ‘Pietro Vannucci’ di Bastardo è già relegata ad una posizione marginale e destinata alla chiusura entro il 2019 – dicono Andrea Calzoni, segretario generale della Filctem Cgil di Perugia e Marco Cappelloni, lavoratore e rappresentante sindacale della centrale Enel ‘Franco Rasetti’ di Pietrafitta – sull’impianto della Valnestore, nonostante la sua modernità (solo 12 anni di vita, ndr) e la grande efficienza, arrivano segnali sempre meno incoraggianti». Nel corso degli ultimi anni, infatti, l’utilizzo delle grandi potenzialità della centrale a turbogas a ciclo combinato di Pietrafitta, dove lavorano circa 60 persone più l’indotto, è andato sempre più riducendosi e oggi gli impianti operano mediamente soltanto 30 giorni all’anno.

Le intenzioni di Enel Voci insistenti, denunciano i sindacati, «stanno circolando sull’intenzione della multinazionale di spostare dal sito umbro la direzione interna (si parla di Montalto di Castro come nuova destinazione, centrale peraltro destinata anch’essa a chiusura), indebolendo così fortemente il legame con il territorio: «Su questo crediamo che soprattutto le istituzioni locali debbano far sentire con forza la propria voce – dicono Calzoni e Cappelloni – dato che il venir meno della direzione comporterebbe l’assenza di un interlocutore diretto con cui rapportarsi». Al contempo, «servono, da parte di Enel, quegli investimenti necessari affinché la centrale di Pietrafitta abbia la possibilità di stare sul mercato ed essere competitiva anche nei prossimi anni».

Il piano di recupero C’è poi, ricorda la Filctem Cgil, «la questione della vecchia centrale a carbone, sempre a Pietrafitta, per il cui recupero, come polo di eccellenza per la ricerca sulle nuove tecnologie energetiche, la Regione Umbria ha investito diversi milioni di euro. Ma quel progetto ad oggi è rimasto solo sulla carta, anzi, sul cartello: quello che si incontra all’uscita della strada statale e che annuncia qualcosa di cui nella realtà non si ha traccia».

Il piano del lavoro Pietrafitta, Bastardo e più in generale il sistema energetico regionale, «devono essere temi al centro dell’attenzione e dell’azione delle istituzioni, sia locali che nazionali –affermano Mario Bravi, segretario generale della Cgil dell’Umbria e Vasco Cajarelli, segretario regionale – serve un vero piano energetico dell’Umbria e serve che il governo nazionale intervenga su una multinazionale italiana come Enel per richiamarla alle sue responsabilità verso il territorio. La questione energetica deve essere uno dei pilastri del Piano del lavoro».

La politica Il consigliere regionale Maria Rosi (Fi) punta il dito contro la Giunta regionale, che «continua a rimanere in silenzio sulla ristrutturazione di Enel, che ha cancellato le tre zone in cui era articolata sul nostro territorio. Stiamo accettando passivamente le solite, drastiche decisioni di una multinazionale che fa i tagli dove e come crede, mettendo però a repentaglio la sicurezza dei cittadini e continuando a svolgere quello che comunque rimane un servizio pubblico essenziale. L’Esecutivo regionale non può restare inerte».

 

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