Finti esportatori di veicoli: 5 indagati fra l’Umbria e il Lazio

Le indagini del servizio antifrode degli uffici delle dogane dell’Umbria hanno accertato un’evasione dell’Iva di 2 milioni di euro

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Acquistavano auto in Italia, da rivedere sul territorio nazionale, vantando illegittimamente lo status di esportatore abituale così da non versare immediatamente l’Iva ai fornitori, imposta che veniva quindi completamente evasa. È quanto hanno scoperto i funzionari del servizio antifrode degli uffici delle dogane dell’Umbria – le indagini erano partite nel 2018 grazie ad alcune anomalie riscontrate – coordinati dalla procura di Spoleto. L’evasione è stata quantificata in oltre 2 milioni di euro. Cinque gli indagati.

Cinque persone indagate

Proprio in questi giorni i funzionari del servizio antifrode di Perugia e Terni hanno depositato gli atti relativi ai sequestri di beni contanti, mobili e immobili disposti dalla procura. Nel mirino delle indagini sono finite due società, aventi stessa sede legale in una città della provincia di Perugia e gestite da un umbro che figurava quale socio unico e amministratore. Una sede operativa era stata fissata in provincia di Perugia, mentre l’altra (solo dichiarata) in quella di Terni. Cinque le persone indagate, tutti uomini tra i 40 e i 50 anni, due residenti nella provincia di Perugia (l’amministratore e un consulente fiscale), due in quella di Roma e uno in quella di Terni. A loro viene contestata l’emissione di fatture soggettivamente inesistenti e altre ipotesi di reato di natura dichiarativa.

Le accuse

Il modus operandi consisteva nell’acquistare le autovetture (oltre mille quelle accertate dai funzionari doganali nel quinquennio 2015-2019) avvalendosi fraudolentemente dello status di esportatore abituale che consente di versare l’Iva all’erario solo dopo la vendita del mezzo al cliente finale. In realtà, come le indagini hanno permesso di accertare, le due società non avevano mai fatto cessioni intracomunitarie o esportazioni extra Unione europea. Su ordine della procura di Spoleto erano quindi state disposte perquisizioni in Umbria e nel Lazio (anche presso due rivenditori di una frazione della Capitale) che hanno consentito di recuperare una imponente mole di documentazione amministrativa, contabile e fiscale grazie alla quale è stato possibile ricostruire le operazioni messe in atto dal sodalizio. Ascoltati anche 32 fornitori di auto (estranei all’inchiesta) da cui le due società umbre si rifornivano. Le attività di questi ultimi giorni hanno consentito di sequestrare 15 autovetture, 2 motociclette, denaro rintracciato dalle verifiche sui conti correnti societari nonché alcuni terreni e fabbricati in provincia di Perugia.

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