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Home » Aids in Umbria, seguiti oltre mille pazienti

Aids in Umbria, seguiti oltre mille pazienti

di Simone Francioli
1 Dicembre 2019
in Ambiente e salute, Apertura 5
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
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Sono oltre mille i pazienti seguiti per la Sindrome da immunodeficienza acquisita nei principali ospedali umbri, a Perugia e Terni. L’aggiornamento arriva in occasione della Giornata mondiale contro l’Aids: «Una malattia sottostimata. Importante ribadire che il test è anonimo e gratuito». A parlarne sono Daniela Francisci, direttrice della struttura complessa di malattie infettive del nosocomio perugino e Michele Palumbo, direttore facente funzioni della clinica al ‘Santa Maria’.

L’ospedale di Perugia

I numeri nel capoluogo regionale

« Ogni anno – spiega – abbiamo purtroppo 40/50 nuovi casi. Si tratta di pazienti che arrivano alla diagnosi con ritardo, perché convinti della efficacia dei nuovi farmaci, un errore da evitare». In generale sono 800 a Perugia quelli seguiti con costanza dalla struttura complessa di malattie infettive. «Iimportante ribadire – sottolinea la Francisci – che il test è anonimo e gratuito e che la patologia è meglio gestibile se diagnosticata in fase iniziale». Gli ambulatori dedicati sono aperti tutti i giorni, sabato compreso. «La ricerca ha fatto registrare anni passi in avanti straordinari in avanti – sottolinea Francisci – , tanto è vero che attualmente la terapia viene somministrata con un unico farmaco, composto da tre molecole, compressa da assumere quotidianamente, senza interruzione e per tutta la vita. Il tanto auspicato vaccino è ancora in fase sperimentale».

La terapia

«I pazienti – sottolinea il ‘Santa Maria della Misericordia’ – vengono sottoposti come da protocolli di cura a controlli con prelievi ematologici che indicano il decorso della malattia; è anche previsto un accesso mensile in ospedale per la consegna della terapia per i successivi trenta giorni». La Francisci infine fa presente che «la guardia va tenuta assolutamente alta perché l’esperienza riferisce che la malattia è silente per molti anni ed è necessario che gli appelli a sottoporsi al test vengano ripetuti con maggiore frequenza. Chiunque decide di sottoporsi al test deve sapere – conclude Francisci- non dovrà neppure presentare la richiesta del proprio medico curante».

Il ‘Santa Maria’ di Terni

A Terni

Per quel che concerne il ‘Santa Maria’ sono 280 i pazienti ad essere seguiti: «Il numero di pazienti – le parole di Michele Palumbo, direttore facente funzione della clinica malattie infettive-   in trattamento è in costante aumento negli ultimi anni, anche perché, grazie alla presenza di terapie efficaci, la mortalità si è fortunatamente abbassata. Quello che va sottolineato è che l’infezione da Hiv di norma impiega molti anni a manifestarsi e ora, una volta superata l’epidemia nei tossicodipendenti, rimane la complessità nel debellare il rischio di trasmissione sessuale. Il vero problema, infatti, è che ancora troppe persone non si considerano a rischio e quindi fanno il test troppo tardi, cioè quando già cominciano a presentarsi i primi sintomi; è importante quindi ricordare che il test Hiv è completamente gratuito e nella clinica dell’ospedale di Terni, viene offerto gratuitamente 6 giorni su 7 (dal lunedì al sabato) senza necessità di prescrizione medica o prenotazione: la persona semplicemente si presenta al servizio e chiede di effettuare il test anche in completo anonimato. L’edizione 2019 della Giornata mondiale contro l’Aids è incentrata sul rilancio dell’attività di prevenzione della trasmissione del virus Hiv per via sessuale e su campagne di informazione che invitino chiunque ritenga di essere a rischio ad eseguire il test Hiv per una diagnosi precoce. Infatti le attuali terapie, molto efficaci, impediscono la comparsa della malattia e iniziate precocemente limitano i danni del virus a carico del sistema immunitario».

Medicina e chirurgia contro la discriminazione

La lotta all’Aids passa anche per la non discriminazione dei soggetti colpiti dalla malattia: la Usl Umbri 1 rende nota l’attività del centro di Umbertide, l’unico a livello nazionale che tratta chirurgicamente la lipodistrofia, uno dei più temibili effetti collaterali delle cure alle quali i devono sottoporre i malati affetti da Hiv. Sono le alterazioni deformanti del viso e di tutto il corpo, con gravi conseguenze anche dal punto di vista psicologico e sociale, che rendono i pazienti facilmente identificabili come malati di Aids e, quindi, vittime di discriminazione. Ogni anno arrivano nel centro di Umbertide, di cui è responsabile la dottoressa Anna Domatsoglou, circa 150 pazienti di cui il 98% da fuori regione, grazie ai contatti con i centri di malattie infettive di tutta Italia, per sottoporsi ai trattamenti ricostruttivi per limitare le alterazioni del viso provocate dalle cure. I principali farmaci antiretrovirali, quelli che permettono oggi di sopravvivere all’infezione, determinano infatti delle gravissime alterazioni di diversi tessuti del corpo umano, come muscoli e sottocute, cioè il tessuto fibroso ed adiposo presente in tutto il corpo provocando due fenomeni. Il primo – spiega una nota della Usl 1 – è l’accumulo a livello della parete posteriore del collo e del dorso (ma anche in altri distretti) di enormi quantità di tessuto fibro-adiposo e impediscono i movimenti e provocano alterazioni morfologiche del profilo del corpo difficilmente nascondibili. Il secondo riguarda una marcata atrofia di tutto il tessuto muscolare e dei tessuti per cui gli arti diventano ipotrofici con il plesso venoso superficializzato. Soprattutto il viso appare profondamente scavato, con guance infossate e pelle tesa. Chiaramente un giovane che presenta questi segni viene normalmente identificato come malato di Aids ed emarginato dalla società, nonostante le cure. Nelle strutture ospedaliere della Usl Umbria 1 questi pazienti, oltre che essere sottoposti, spesso con tecnologie ultrasoniche, ad asportazione delle zone di accumulo, nei casi di atrofie vanno incontro a complessi interventi di trasferimento di tessuti da una zona all’altra del loro corpo per ripristinare la loro normale morfologia, non certo a scopo estetico ma con l’unico fine di non essere discriminati come affetti da Aids ed avere un generale profondo miglioramento della loro qualità di vita. «Vorrei ringraziare in particolar modo – afferma il dottor Marino Cordellini, direttore della struttura complessa di chirurgia ricostruttiva della Usl Umbria 1 – tutto il personale, medico e non solo che, con grande dedizione, si occupa ogni giorno di questi pazienti, in un contesto sanitario e assistenziale estremamente delicato».

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