Gualdo Tadino, arriva ‘La mia Odissea”

In scena al Teatro Don Bosco l’opera dell’attrice, regista e autrice Marina Thovez

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Una commedia nata dal desiderio di rivivere i personaggi, le avventure di quel capolavoro di secoli fa, e allora la drammaturga, regista e attrice, Marina Thovez porta in scena La mia Odissea; e sarà in Umbria domani martedì 24 marzo alle 21 al teatro Don Bosco

Spettacolo Sul palcoscenico insieme alla Thovez ci saranno Mario Zucca versatile attore dalla spiccata vis comica e Cristina Renda, Federico Palumeri, Patrizia Scianca, Gianluca Iacono, Antonio Paiola, Felice Invernici, Mario Finulli. Aco Bacina, considerato il miglior mandolinista al mondo, suonerà dal vivo accompagnato da Manuel Fernando Augusto alla chitarra.

La regista autrice «Nell’Odissea, come in qualunque opera narrata, – spiega Marina Thovez – l’autore concede raramente ai suoi eroi il privilegio di un monologo o di un dialogo. Ne “La mia Odissea” i personaggi occupano tutta la scena, dunque parlano. Con devozione e amorevole divertimento ho scritto per Telemaco, per Calipso, per Odisseo e non di Telemaco, di Calipso o di Odisseo. Nell’elaborazione del soggetto non ho mescolato attualità e passato, mondo di oggi e mondo antico, in cui il soggetto nacque. Ho tenuto i due piani separati, usando l’ironia. E non per smontare il mito che mi affannavo a ricostruire, ma per richiamare ogni tanto il presente nella mente dello spettatore ricordandogli che quello è un altro mondo. Un mondo poderoso, dove il mito non è favola ma religione.

L’amore e il mito
«La lotta Odisseo-Calipso non è semplicemente un duetto d’amore, è la lotta tra Dio e Uomo. Mentre sull’Olimpo gli Dei, a concilio, decidono quale destino assegnare a ognuno, Odisseo compie l’ultimo tentativo per tornare a casa mettendosi, ancora una volta, in mare. È il primo segno di una rinascita, dell’uomo che torna uomo. Contemporaneamente il giovane Telemaco si mette in mare per la prima volta per cercare Odisseo: diventa uomo. Intanto, a Itaca, Penelope è assediata dai Proci, gli attentatori delle cose più sacre: moglie e casa. Da Omero ho cercato di imparare a essere spiazzante, a dare alla trama uno sviluppo insolito, traghettando l’impianto drammaturgico dagli schemi teatrali verso un montaggio cinematografico».

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