Il Movimento 5 Stelle di Gualdo Tadino dichiara guerra a Rocchetta. Nella giornata di lunedì «il consigliere Stefania Troiani; insieme alla candidata alla presidenza della Regione Umbria, Laura Alunni e ai parlamentari Tiziana Ciprini e Filippo Gallinella, depositeranno alla Corte dei conti una denuncia per chiedere una verifica sulla regolarità nella gestione degli usi civici e dell’iter seguito per il nuovo progetto di Rocchetta da parte dell’amministrazione comunale di Gualdo Tadino».
Cosa si vuole fare Il progetto proposto dall’azienda produttrice di acqua minerale prevede – con un impegno di spesa compreso tra i 4 e i 5 milioni di euro – il ripristino di tutta l’area che è stata distrutta dall’alluvione; messa in sicurezza di tutti i luoghi, con previsione di riportare a vista il fiume Feo; la demolizione parziale di buona parte dei fabbricati che insistono nel vecchio stabilimento, con la realizzazione di un nuovo immobile da adibire a struttura polifunzionale; il possibile ampliamento dello stabilimento di produzione della Rocchetta per la produzione di una nuova linea di prodotti, che dovrebbe derivare da un collegamento tra i due pozzi già presenti.
Il sindaco Massimiliano Presciutti, il primo cittadino di Gualdo Tadino, aveva detto che quella di Rocchetta «è un’opportunità per il nostro territorio, che va valutata considerando gli aspetti positivi che comporta. Questo non può essere un intervento esaustivo, perché vorremmo instaurare con la Rocchetta una collaborazione tangibile per l’intera durata della concessione. Un’azienda di tale calibro deve legarsi alla collettività e al nostro territorio. Il progetto preliminare proposto deve essere un punto di partenza, non un punto di arrivo, per creare un rapporto con la Rocchetta che abbia ricadute positive sotto tutti i punti di vista per la città di Gualdo Tadino».
L’accusa Per il M5S, però, «questo antico e prezioso vincolo dell’uso civico, presente su 2500 ettari della montagna gualdese, testimonia la necessità di una gestione collettiva dei suoli e delle risorse, dove l’uso accorto e lungimirante deve impedirne il cieco sfruttamento e salvaguardarne la conservazione per le future generazioni. L’acqua è il bene comune per eccellenza, diritto universale ed inalienabile, sancito anche dai 27 milioni di italiani che nel 2011 votarono ‘sì’ al referendum per l‘acqua pubblica, referendum ancora disatteso. I profitti e le leggi di mercato non devono più prevaricare i valori etici ed aggirare le normative ed i dettami costituzionali».