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Home » Gualdo Tadino, Wwf: «Pozzi privi di licenze»

Gualdo Tadino, Wwf: «Pozzi privi di licenze»

di Francesca Torricelli
20 Luglio 2017
in Dal territorio, Economia, Opinioni, Politica
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
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Sauro Presenzini

di Sauro Presenzini
presidente Wwf Perugia

Il Wwf di Perugia dopo aver effettuato l’accesso agli atti presso il Comune di Gualdo Tadino nei giorni scorsi, per verificare l’effettiva esistenza delle concessioni edilizie di competenza comunale, relativamente ai ‘pozzi di emungimento della falda, definitivi’, ed attualmente utilizzati dalla multinazionale Rocchetta, ha avvalorato i suoi dubbi. Il Comune di Gualdo Tadino non pare abbia rilasciato le concessioni edilizie di sua competenza per i pozzi di prelievo definitivi.

Il Municipio non poteva non sapere. Il Comune era ed è ben consapevole della situazione in loco esistente, semplicemente perché il Tar Umbria aveva già censurato il Comune di Gualdo Tadino. I pozzi di emungimento (definitivi) delle acque minerali, hanno bisogno del titolo abilitativo. Infatti con sentenza Tar Umbria n° 191 del 20 maggio 2008, proprio su un caso fotocopia, per di più con i medesimi attori e funzionari (Comune di Gualdo Tadino, Geom Coldagelli, e la Soc. Idrea srl), in maniera lapidaria sullo specifico, il Giudice Amministrativo ha sentenziato: “…a seguito della concessione di sfruttamento, il pozzo di ricerca, diviene pozzo di emungimento della falda, cioè da opera temporanea di ricerca, diviene opera definitiva di estrazione, e come tale abbisogna comunque di titolo edilizio…”.

Ovviamente il giudice amministrativo che già all’epoca censurava il Comune, si riferiva al pozzo come opera idraulica, alla sua realizzazione in sé, alle prescrizioni imposte, limitazioni eventuali a tutela del bene pubblico, alle valutazioni complessive con una necessaria e preventiva indagine geologica, oltre ad una valutazione di impatto ambientale sul prelievo forzato, sull’equilibrio e possibile quanto probabile turbamento della falda sottostate, prelievo effettuato con potenti pompe idrovore che succhiano acqua da centinaia di metri di profondità.

Quello che con malcelato imbarazzo, si vuol tentare di far passare come concessioni edilizie dei pozzi, altro non sono che le richieste di concessione in sanatoria per i piccoli “casottini” realizzati fuori terra, ovvero delle coperture in pietra e recinzioni poste a protezione dei pozzi, sarebbe come dire, che se si avesse in un’area un capannone industriale abusivo, per sanare il tutto, sarebbe sufficiente sanare solo il cancello e la recinzione.

A questo proposito si apre una scenario imprevedibile, che il Wwf per il tramite dell’avvocato Valeria Passeri, sottoporrà a tutte le autorità preposte. La domanda è semplice: se i pozzi non fossero a norma di legge, sarebbe non solo naturale ma addirittura obbligatorio per la pubblica amministrazione intervenire dal punto di vista urbanistico immediatamente in autotutela? E se si, perché ad oggi il Comune è rimasto inerte, non potendo ora esso neanche invocare la cosiddetta buona fede, visto il precedente specifico del Tar Umbria, proprio con il Comune di Gualdo.

Il sindaco di Gualdo con atto d’imperio, ha ieri defenestrato unilateralmente una figura chiave del Comune, l’assessore all’urbanistica Locchi (dimissioni che non sono solitarie ne volontarie), ma si susseguono e si aggiungono alle precedenti dimissioni di un altro assessore, seriamente ci si dovrebbe interrogare cosa stia accadendo nella gestione amministrativa di un Comune e del suo territorio … e perché?

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