di Fabrizio Framarini
Segretario regionale della Femca Cisl
É il tempo uno dei principali nemici nella vertenza Tagina.
Intanto quello che si é perso nel corso degli ultimi anni. Anni in cui i bilanci aziendali hanno evidenziato che c’era bisogno di un cambio di passo, di una organizzazione del lavoro più efficiente, di investimenti e formazione per i lavoratori.
Il Sindacato nel corso del tempo, lo ha ripetuto più volte al management senza essere però ascoltato.
Il sostanziale immobilismo, dovuto magari anche ad una diversa sensibilità tra i soci, divisi tra quelli che avrebbero voluto e vogliono investire e quelli che invece non erano e non sono dello stesso avviso, ha quindi creato una situazione molto critica che mette a rischio il futuro dell’intera azienda.
Ora bisogna correre ai ripari.
Di fronte alla richiesta di licenziare una cinquantina di dipendenti come prima operazione per tentare il salvataggio aziendale, il Sindacato ha proposto l’apertura della cassa integrazione straordinaria per un anno; la richiesta é stata fatta non per rimandare il problema, bensì per avere il tempo di cercare una soluzione che attraverso un percorso che metta insieme investimenti e formazione possa gettare le basi per la Tagina del futuro.
La concessione di un anno di Cigs non ha, come pensato da qualcuno, risolto di per se il problema; Paradossalmente bisogna infatti anche garantire economicamente tale periodo.
Per dare un futuro a Tagina servono investimenti in nuove tecnologie produttive, e contestualmente una nuova mentalità imprenditoriale.
Il piano industriale predisposto dal nuovo management per tentare il rilancio dell’azienda si aggira su circa nove milioni di euro.
La difficoltà ora é reperire questa somma. Un segnale importante deve arrivare dai soci; L’aumento di capitale fatto ultimamente è stato necessario ma non sufficiente.
I bandi europei, nazionali e regionali a cui Tagina può attingere e per i quali si è già mossa, hanno i loro tempi che non sono purtroppo quelli che servono.
Bisogna allora tentare anche altre strade. É necessario creare un veloce percorso condiviso con la Sviluppumbria e la finanziaria regionale Gepafin per mettere insieme tutti gli elementi affinché il piano industriale per il rilancio abbia gambe per essere attuato.
Questa parte della nostra regione già duramente provata dalla crisi della Merloni non può permettersi di perdere quella che, numeri alla mano, é una delle poche grandi aziende rimaste. Non dobbiamo perdere la Tagina perché insieme all’alta professionalità delle maestranze, a rischiare di sparire sarebbe anche un bel pezzo di cultura della nostra Umbria.
Tutti gli strumenti devono essere messi a disposizione; tentennare nelle scelte non è più possibile.