Il 1° maggio del PC in Umbria: «Dalla parte del lavoro. Sempre»

Il segretario regionale De Dominicis riflette sull’attualità: «Pensiamo alla Treofan, alla Savit, a chi è sfruttato e vilipeso»

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di Eduardo De Dominicis
Segretario regionale Umbria – Partito Comunista

Il primo maggio: cosa rimane ad oggi di questo giorno e dei suoi valori? Come si può parlare di dignità, di libertà, di vita, senza rimettere al centro del dibattito il lavoro, unico strumento di emancipazione e progresso collettivo? Guardiamo le ultime tornate elettorali, non guardiamo i numeri ma guardiamo i programmi, i proclami, lo specchio cioè degli obiettivi sul territorio delle varie compagini politiche: ervamo veramente in pochi, ed il Partito Comunista era il maggiore fra questi pochi, a mettere il lavoro al centro delle questioni, dove effettivamente gli spetta stare essendo il collagene che accomuna e determina le altre problematiche.

La salute, l’ambiente, la sicurezza, sono tutte tematiche che dipendono enormemente dal lavoro. Come si può parlare di salute se la sanità che viviamo è proprio quella che, ad esempio, Pd e Lega-Fdi vorrebbero, ossia largamente privatizzata ed accentrata? La sanità deve essere pubblica, questa è una frase talmente vera che, post-Covid, non andrebbe neanche più argomentata, a meno che non si voglia mancare di rispetto all’intelligenza di ognuno. La sanità deve essere di prossimità e non accentrata, per poter prestare il miglior servizio pubblico possibile, casa per casa, come la sanità cubana (da tutti invocata e stimata a parole, poi tradita nel merito) ha fatto.

Come si può parlare di ambiente, come fanno i 5Stelle, se praticamente tutti i centri di produzione sono in mano a privati che li gestiscono secondo la logica del massimo profitto? Una fabbrica sarà più attenta all’ambiente se gestita dalla comunità per la comunità, piuttosto che gestita da un Cda privato che da quella attività deve ricavarne più utile possibile a discapito di tutto il resto. Mentre noi parliamo di raccolta differenziata ed auto elettriche (per carità, iniziative lodevoli e sacrosante), il 70% dell’inquinamento globale deriva dalle attività delle 100 multinazionali più grandi al mondo. Come si può parlare di sicurezza, tema per il quale le destre hanno vinto le elezioni in tutta l’Umbria, senza tener conto del futuro lavorativo della popolazione? Quanti casi di usura o caporalato stiamo vedendo emergere in questi giorni anche in Umbria, quanti operai e relative famiglie saranno in mezzo alla strada nei prossimi mesi? Come faranno ad andare avanti?

Eppure vediamo queste tre realtà politiche di massa, Pd-5Stelle-destra, governare insieme a Roma senza battere ciglio, mentre nel Piano nazionale di ripresa e resilienza presentato da Draghi, sparisce il salario minimo legale. A dimostrazione, cioè, di un’unità d’intenti sempre più palesata da questi partiti che malcelano con iniziative ridicole sul locale (vedi Lega che nelle realtà locali di tutto il Paese se ne esce con ‘stop coprifuoco’ ma poi non smuove nulla in parlamento, o vedi il Pd rivestito di rosso per il 25 aprile che poi in ambito internzaionale vota per mantenere l’embargo a Cuba e sostiene figure neonaziste in Ucraina e Russia).

Il Partito Comunista continuerà a mettere al centro delle sue analisi e delle sue proposte il lavoro, anche in solitaria. Ed il lavoro non è certo quello dei magazzini Amazon (prossima apertura a Magione), che sfrutta gli operai, danneggia e paralizza il mercato interno dei piccoli commercianti e paga il 3% di tasse allo Stato. Il lavoro non è certo quello dei rider, altra categoria schiavizzata da un sistema che in nome del consumo prevarica la dignità umana. Il lavoro, ad esempio, è quello degli operai Treofan, che hanno dovuto assistere a mille passerelle di ogni schieramento politico per poi ritrovarsi a firmare un accordo che sa di ‘cappio al collo’, abbandonando i mezzi di produzione ai padroni e rinunciando ad ulteriori 142 posti di lavoro per le future generazioni. Il lavoro è quello degli operatori ortofrutticoli sfrattati per far largo ad un centro commerciale travestito da palasport, il lavoro è quello degli operai del settore aeronautico di Foligno trattati come carne da macello, o quello dei lavoratori Savit, usati come merce di scambio, licenziati o demansionati, forse ricollocati con contratti capestro. Il mio augurio, e quello di tutto il PC Umbria, per questo primo maggio, è quello di prendere coscienza che senza lavoro, senza dignità, saremo solo criceti in gabbia, consumatori e consumati.

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