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Imprese e costi energetici: troppo alti

di Fabio Toni
29 Ottobre 2019
in Ast, Economia, Imprese, In evidenza
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
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Diventare il primo continente climate-neutral entro il 2050. รˆ lโ€™obiettivo che la neo presidente della commissione europea Ursula von Der Leyen ha affidato al suo vice Frans Timmermans con lโ€™ambizioso compito di attuare il โ€˜green new dealโ€™, asse portante delle politiche proposte dal nuovo esecutivo di Bruxelles. Elemento centrale di questa rivoluzione sarร  giocoforza il settore industriale, dove gli effetti di una riconversione green possono essere dirompenti, tanto in positivo quanto in negativo.

Margini ampi

Efficientare, ovvero rendere i processi industriali meno energy-intensive di quanto non lo siano giร , รจ la parola dโ€™ordine. Si tratta chiaramente di un procedimento giร  avviato, tuttavia il margine dโ€™azione โ€“ soprattutto per lโ€™industria energivora โ€“ รจ ancora notevole e deve essere utilizzato appieno per ridurre consumi e costi, incrementando la competitivitร .

Costi sempre troppo alti

Focalizzando lโ€™attenzione sul nostro paese, di certo oggi cโ€™รจ da un lato la Sen, Strategia energetica nazionale, che ha posto dei vincoli temporali molto ristretti per la realizzazione della decarbonizzazione in Italia, rendendo urgente una pianificazione industriale dettagliata che ancora manca nel nostro paese. Dallโ€™altro, uno dei temi piรน critici rimane il fatto che, nonostante i processi di liberalizzazione, il costo dellโ€™elettricitร  per le imprese industriali in Italia รจ piรน elevato rispetto alla media degli altri principali paesi europei di quasi il 20%. Grazie alle recenti normative, questo divario si รจ ridotto per gli energivori, eppure la situazione rimane complicata per molti settori come quello siderurgico, in cui il costo dellโ€™energia costituisce dal 20% al 40% del totale per la produzione dellโ€™acciaio. Qui risiede uno dei motivi che penalizza maggiormente la capacitร  competitiva delle nostre imprese.

Anidride carbonica

Altro fattore di rilievo รจ lโ€™esplosione del prezzo dei permessi di emissione dellโ€™anidride carbonica: dal 2021 cambia la normativa e, avendo stabilito obiettivi molto ambiziosi di riduzione al 2030, la commissione europea sta creando le condizioni per rendere sempre piรน oneroso emettere Co2. Questa situazione, unita al fatto che alcuni fondi hanno iniziato ad acquistare Co2 proprio perchรฉ hanno fiutato lโ€™opportunitร  di ricavarne ricchi guadagni, ha causato il triplicarsi del prezzo. Una situazione che incide pesantemente sullโ€™energia, perchรฉ tutti i produttori di energia da termoelettrico sono obbligati ad acquistare i permessi di emissione, non avendo assegnazioni gratuite. Non รจ un caso che alcune aziende hanno avviato progetti innovativi per fronteggiare in parte il problema.

Il progetto a Terni

Ne abbiamo un esempio in Umbria, dove Acciai Speciali Terni ha presentato ad aprile scorso il suo nuovo impianto per la generazione di vapore in maniera innovativa che consente allo stabilimento di elevare al 70% del totale la quota di vapore prodotto senza lโ€™utilizzo di combustibili fossili. Contenendo i consumi di metano, Ast riduce le emissioni di Co2 in atmosfera per un quantitativo pari a 30 mila tonnellate annue.

Il gap e i tentativi di ridurlo

Progetti virtuosi a parte, resta il fatto che lโ€™Italia soffre da sempre di un gap con il resto dโ€™Europa per quanto riguarda il costo dellโ€™energia, poichรฉ la genera utilizzando combustibili nobili, come il gas naturale, meno inquinanti, ma piรน costosi rispetto ad altri paesi. รˆ il caso della Germania che ha una generazione per il 35% da carbone e lโ€™11% da nucleare o la Francia genera energia per lโ€™85% dal nucleare. รˆ il motivo per cui in Italia in passato sono state adottate politiche industriali mirate a far concorrere gli energy intensive ad armi pari sui mercati europei. Sono stati diversi i provvedimenti adottati dai governi precedenti e approvati dalla comunitร  europea, dallโ€™Interconnector (il provvedimento, recepito in Italia dalla Legge 99 del 2009, basato sulla progettazione della costruzione di nuove infrastrutture di interconnessione con i paesi limitrofi per lโ€™importazione di energia elettrica) in scadenza nel 2021, fino allโ€™attesa modifica del regime degli oneri di sistema (cosiddetto โ€˜decreto energivoriโ€™) e basata sullโ€™entitร  del consumo e sul valore aggiunto della societร .

Il settore piรน avanti di leggi e provvedimenti

In ogni caso, il divario di costo tra Italia e resto dโ€™Europa persiste. La situazione si fa preoccupante perchรฉ sono in scadenza o necessitano di revisione importanti provvedimenti di politica industriale come lโ€™Interconnector appunto e โ€˜lโ€™interrompibilitร โ€™ (ovvero il fatto che alcune industrie ad altissimo consumo godano di sconti consistenti sul chilowattora se hanno caratteristiche di interrompibilitร , cioรจ se i loro consumi possono essere distaccati da un momento allโ€™altro quando lo richiede il sistema elettrico, assicurata fino al 2020). Eppure i risultati ottenuti dal settore dellโ€™energia sono importanti e tangibili: in 30 anni i consumi specifici sono stati dimezzati dopo un lavoro continuo di efficientament che, dโ€™altra parte, ha come scopo la riduzione dei costi che converge con la sostenibilitร  ambientale, banalmente perchรฉ meno si consuma, meno si paga e mano si inquina. Il settore energivoro ha perseguito questo obiettivo anche quando lโ€™ecologia non era dโ€™attualitร  e lโ€™ha sempre fatto per un motivo sostanziale: la possibilitร  di competere sul mercato. Non รจ un caso che in Italia siano presenti gli impianti piรน efficienti dโ€™Europa.

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