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Home » Inceneritori e veleni sull’asse Roma-Terni

Inceneritori e veleni sull’asse Roma-Terni

di Marco Torricelli
14 Aprile 2017
in Altre notizie, Ambiente e salute, Attualità, Politica
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
L'inceneritore Aria-Acea di Terni

L'inceneritore Aria-Acea di Terni

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Loro, quelli del M5S hanno presentato la cosa come «una vittoria» e come «una giornata storica». Perché da Roma, dicono, non potrebbe arrivare nemmeno un grammo di rifiuti da bruciare a Terni.

L’atto Il tutto sulla base del fatto che «l’assemblea di Roma Capitale (a maggioranza, con i voti dei soli rappresentanti pentastellati; ndr) ha approvato un atto nel quale si impegna la giunta comunale romana a promuovere l’adozione, da parte di Acea, di politiche dí esercizio dell’attività di gestione dei rifiuti diverse dallo smaltimento mediante incenerimento».

La polemica Il fatto che si vada in questa direzione, secondo il M5S, permetterebbe di superare il rischio di ricevere rifiuti da bruciare, perché «nonostante le parole pronunciate dall’assessore Cecchini, il piano regionale dei rifiuti della Regione Umbria prevedeva il trattamento termico come una delle ipotesi percorribili e la Regione stessa non ha mai emanato ulteriori disposizioni che vincolassero all’incenerimento dei rifiuti grazie alla costante manifestazione di dissenso da parte della cittadinanza».

PARLA ROBERTO DI PALMA (M5S ROMA) – IL VIDEO

Fabio Neri, leader del Comitato No Inc

«Fatto rilevante» Tra i primi commenti arrivati c’era stato quello del comitato ‘No Inceneritori’: «Il fatto è rilevante, Acea però ha in sé ancora vigente un Piano Industriale che la vorrebbe proiettare al terzo posto per volumi di rifiuti trattati e tra i settori c’è anche quello dell’incenerimento. Manca insomma un passaggio della Giunta Capitolina prima dell’imminente Assemblea degli Azionisti di aprile. Un atto di indirizzo lo sappiamo, rischia di rimanere una semplice espressione di intenti se non è una Giunta a ratificarne i contenuti. Fatto questo si dovrà far pesare il ruolo del socio di maggioranza pubblica, il Comune appunto, al contrario di quanto fatto finora in cui a comandare in Acea sono sempre stati i soci privati».

Fabio Paparelli

I veleni Prima ancora, però, era stato il vice presidente della Regione Umbria, Fabio Paparelli, a far notare che «finalmente il Movimento 5 Stelle si è accorto di essere il proprietario dell’inceneritore. Dopo avere per mesi dato lezioni sull’ambiente i 5s ternani si sono accorti che la richiesta di bruciare a Terni rifiuti solidi urbani viene da Acea, società partecipata e controllata dal Comune di Roma, il cui sindaco è Virginia Raggi, nota esponente dei Cinque Stelle? Meglio tardi che mai». 

Thomas De Luca

De Luca La replica del capogruppo M5S in consiglio comunale a Terni, Thomas de Luca, era stata rapida: «Triste. Da una parte una città che accoglie con speranza e apprezzamento una svolta epocale che segna l’inizio della dismissione delle politiche d’incenerimento nel nostro territorio, dall’altra un uomo delle Istituzioni, che soffre per questo. Una reazione rabbiosa e scomposta che tradisce numerose inesattezze forse dettate dall’ira e dalla poca dimestichezza con il tema. Poi è necessario fare chiarezza sulla bufala contenuta della sua esternazione pubblica. La richiesta autorizzativa di poter bruciare rifiuti urbani presentata dall’allora Aria oggi Acea Ambiente è stata depositata in regione il 10 ottobre 2014. Da maggio 2014 il consiglio d’amministrazione che dirige la società è quello nominato dalla giunta del Partito Democratico, consiglio che ancora oggi dirige la società. La scadenza del mandato avverrà proprio in questo mese, data in cui saranno fatte le nuove nomine. Proprio i vertici nominati dal partito di Paparelli hanno approvato il piano industriale della società che prevedeva investimenti nel business dell’incenerimento. I rifiuti che Acea chiede di poter bruciare sono esclusivamente quelli prodotti nella regione Umbria perché così impone la legge».

Virginia Raggi

La storia Paparelli, ovviamente, si riferiva alla polemiche scatenatasi ad agosto del 2016, quando una frase del sindaco di Roma – Â«Stante i contratti in essere si chiede priorità di conferimento rispetto a terzi che già conferiscono verso impianti Acea già esistenti (San Vittore, Aprilia, Orvieto e Terni) incardinati sull’inderogabile principio comunitario di prossimità e validazione operativa del 51% di proprietà comunale» – aveva dato il via ad una sarabanda di prese di posizione.

L’assessore Cecchini Â«Il sindaco di Roma – aveva replicato l’assessore Fernanda Cecchini – ha scelto un assessore all’ambiente altamente competente, quindi farebbe bene se si facesse spiegare come funziona la gestione dei rifiuti, perché forse non è al corrente del fatto che i rifiuti urbani destinati ad operazioni di smaltimento, devono essere smaltiti nella regione in cui vengono prodotti e che inoltre, per utilizzare gli impianti, non basta esserne proprietari, ma è necessaria una condivisione con le istituzioni locali e la comunità».

Paola Muraro

L’assessore Muraro Cecchini si riferiva a Paola Muraro, all’epoca nel pieno delle funzioni a Roma e che aveva fatto sapere che «non è nelle intenzioni del Comune di Roma intervenire su nuovi ampliamenti o modifiche autorizzative degli impianti Acea. Terni è già una città martoriata dall’inquinamento: ricordiamo che ha il triste primato di essere la prima città in Italia per nichel e cromo dispersi in atmosfera e nei suoli. Quelle di oggi sono solo polemiche costruite ad arte e i sindaci Pd e Fi che oggi pretestuosamente hanno alzato il classico polverone agostano possono dormire sonni tranquilli». Poi Muraro, qualche mese dopo, si sarebbe dimessa.

Catiuscia Marini La presidente della Regione, in un post su Facebook, scrisse allora: «Ma che siamo su scherzi a parte? Attendo dichiarazioni dei 5 stelle umbri in merito ad Orvieto e Terni. Ovviamente spero che la notizia sia infondata altrimenti mi trovano, questa volta, ai posti di combattimento». E l’impressione è che di cose per cui combattere ce ne saranno ancora.

 

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