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Home » Ispra: «Umbria ha 5,6% di territorio in meno»

Ispra: «Umbria ha 5,6% di territorio in meno»

di Marco Torricelli
3 Luglio 2017
in Ambiente e salute, Attualità, Dal territorio, Economia
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
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La ‘mappa’ di Ispra e Arpa

47494,4 ettari, pari al 5,6% del territorio regionale. Questo – secondo l’Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e l’Arpa – è il territorio ‘consumato’ – e la cui superficie è potenzialmente impattata dalla presenza di coperture artificiali – nel corso del 2016 in Umbria, che è stata la decima regione italiana nella graduatoria stilata. 36423,9 ettari (5,8%) sono stati erosi in provincia di Perugia e 11070,5 (5,2%) in provincia di Terni.

Il ‘consumo’ Nonostante la crisi economica che ne ha rallentato la velocità, è la sintesi di Ispra, «l’Italia ha consumato quasi 30 ettari di suolo al giorno, per un totale di 5 mila ettari di territorio. Come se in pochi mesi avessimo costruito 200.000 villette». E il futuro non è roseo. Le previsioni di Ispra, che ha ipotizzato gli scenari di trasformazione del territorio italiano al 2050, parlano, nel migliore dei casi (interventi normativi significativi e azioni conseguenti che possano portare a una progressiva e lineare riduzione della velocità di cambiamento dell’uso del suolo), di «una perdita di ulteriori 1.635 chilometri quadrati, di 3.270 in caso si mantenesse la bassa velocità di consumo dettata dalla crisi economica e di 8.326 nel caso in cui la ripresa economica riportasse la velocità al valore di 8 metri quadrati al secondo registrato negli ultimi decenni».

Il cemento Le colate di cemento, si legge nel rapporto Ispra, «continuano ad interessare zone a pericolosità sismica (oggi è ricoperto oltre il 7% nelle aree a pericolosità alta e quasi il 5% in quelle a pericolosità molto alta), idraulica (oltre 257.000 ettari, l’11% del totale del suolo artificiale nazionale) e da frana (circa l’11,8% del totale nazionale, con un incremento medio dello 0,2%), fascia costiera (con un aumento dell’impermeabilizzato nella fascia sotto i 300 metri, pari allo 0,15% a livello nazionale) aree protette (32.800 ettari di territorio consumato ed un aumento di ulteriori 48 ettari tra il 2015-2016) e parchi nazionali».

I dati del rapporto

L’Umbria In termini percentuali il Comune che in Umbria ha fatto registrare il maggior consumo si suolo nel corso del 2016 è stato quello di Bastia Umbria, nel quale ne è stato eroso il 25,3, a Corciano è stato consumato il 14,8%, mentre a Terni il 13,3%. In termini assoluti, il Comune di Perugia ha consumato 51 chilometri quadrati di terreno, il Comune di Terni 28 e il Comune di Città di Castello 23.

I valori In Europa, dice Ispra «l’Italia si posiziona tra le nazioni con la maggior percentuale di superficie disturbata, subito dietro a Danimarca e Germania. È questo un indicatore di quanto il processo di dispersione insediativa abbia ormi invaso ampie porzioni del nostro territorio, causando una frammentazione degli habitat naturali, del territorio e del paesaggio. Ma il consumo di suolo ha un impatto su un insieme di servizi ecosistemici che sono fondamentali per il nostro benessere, dalla produzione agricola alla regolazione del clima, dalla protezione dall’erosione all’infiltrazione dell’acqua, dal miglioramento della qualità dell’aria e delle acque all’impollinazione. La perdita di questi servizi si traduce in un vero e proprio ‘debito ecologico, che continua a crescere ogni anno, con un conseguente costo economico che, considerando i cambiamenti dal 2012 al 2016, ha un impatto che viene stimato tra i 630 e i 910 milioni di euro l’anno».

 

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