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Home » Issa dal Senegal a Terni, la storia modello di integrazione. «Ora qui mi sento a casa»

Issa dal Senegal a Terni, la storia modello di integrazione. «Ora qui mi sento a casa»

di Simone Francioli
6 Agosto 2023
in Apertura 5, Imprese, Lavoro
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
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La partenza dal Senegal a soli 15 anni, poi un anno trascorso tra Mali, Burkina Faso e Niger, l’arrivo in Libia e, infine, lo sbarco sulle coste della Calabria dopo un lungo viaggio in mare. È in Italia, precisamente a Terni, che Issa Ibrahima Baldé, oggi 21enne, ha trovato il suo riscatto, protagonista in prima persona di una bella storia di accoglienza e integrazione, che sconfigge stereotipi e pregiudizi. Possibile quando tutte le parti in causa si impegnano a raggiungere l’obiettivo. Una storia che lui stesso tiene a raccontare a UmbriaOn, perché Terni, «dove in tanti mi conoscono e mi vogliono bene – dice -, è ora la mia casa».

La fuga

«Scappare dal mio Paese era l’unica cosa che potevo fare – spiega in un ottimo italiano -, dopo che mio padre è morto e mia madre si è risposata con mio zio. Lui ci trattava male, così ho deciso di andarmene, ho vissuto per un anno tra vari Paesi, lavorando qua e là, fino a che non sono riuscito a raggiungere la Libia e a partire per l’Italia. Arrivato in Calabria con un barcone, dopo un paio di giorni mi hanno trasferito in un centro di Ponte Felcino, a Perugia. Hanno capito subito che ero uno sveglio, che imparava presto le cose. Così i responsabili mi hanno chiesto di rimanere per dare loro una mano e crearmi io stesso una vita migliore, allora però erano i connazionali più grandi a influenzarmi e guidarmi, così mi sono trasferito con loro in un altro centro a Gualdo Tadino. Ma ho scoperto presto che non era il posto per me, non ho imparato nulla in quel periodo». Issa riesce così a farsi trasferire in una casa famiglia di Ferentillo per minori non accompagnati gestita dall’Arci. Lì è rimasto fino al compimento della maggiore età, poi è stato trasferito in un appartamento per neomaggiorenni, sempre nell’ambito dei progetti di accoglienza dall’Arci, e ora – compiuti 21 anni lo scorso 9 marzo – vive in autonomia con altri ragazzi.

Mille attività

«Appena arrivato ho fatto un corso di italiano per stranieri, che ho imparato velocemente, ma volevo frequentare le scuole superiori. Con il mio livello mi hanno proposto di iscrivermi all’Ipsia, indirizzo meccanico, ma non mi piaceva, così l’unica alternativa era quella della ristorazione, un percorso che però non ho concluso. Ho sempre voluto fare altro, studiare in un liceo. Ho iniziato il servizio civile nazionale all’Auser, l’associazione di volontariato e promozione sociale costituita da Cgil e Spi Cgil. Tramite una conoscente poi ho trovato lavoro in un locale, al Mishima, dove mi occupo di servizio al tavolo. Nel frattempo mi sono anche iscritto a un corso per diventare Oss, che ho finito lo scorso aprile». Tutto questo senza dimenticare chi è rimasto in Senegal. «Ho avviato un progetto per sostenere i ragazzi del mio villaggio, una raccolta fondi per aiutarli a studiare. Voglio imitare mio padre, che mi diceva che aiutare le famiglie del villaggio, gli altri, è l’unica cosa che conta. Abbiamo raccolto materiale scolastico per i ragazzi, anche nei prossimi giorni mi dedicherò a questo, anche grazie a negozi specializzati e amici. Mi piacerebbe fondare un’associazione per questo, ma non è semplice burocraticamente. Al momento sono nel direttivo provinciale di Arci Terni».

La scuola

Tra le mille attività lavorative e sociali – «sono anche aiuto animatore nella parrocchia di San Giuseppe a Cospea» racconta – nella testa di Issa rimane il ‘pallino’ della scuola. «Con il lavoro non è facile – prosegue -, ho anche due fratelli in Senegal che dipendono da me, ma voglio iscrivermi ai corsi serali dell’istituto Casagrande per ottenere il diploma delle scuole superiori. Posso cominciare già dal terzo anno. E poi il mio sogno è iscrivermi a Scienze politiche, indirizzo Cooperazione internazionale. Voglio creare qualcosa di bello in questo settore, un’attività che possa permettere di aiutare il mio Paese. E magari stare un po’ in Senegal e un po’ qui. Ma a Terni, almeno per ora, è come se mi sentissi a casa. Qui non sono mai stato vittima di episodi di razzismo, ho tante persone che mi vogliono bene e mi sostengono e mi incoraggiano, anche al lavoro è così. Ci sono famiglie che mi trattano come un figlio. So di essere un’eccezione, ma posso dire che nel mio caso il sistema di accoglienza ha funzionato. Io stesso continuo a parlare con i nuovi arrivati nei centri di accoglienza. Quello che dico loro è che ci vuole tantissima pazienza. Quando arriviamo in Italia vogliamo tutto e subito, ma non è così che funziona. Se ti dai da fare, però, e sei paziente, i risultati col tempo arrivano». «Quello di Issa è un caso esemplare – conferma Tommaso Sabatini, di Arci Terni – e fortunatamente non l’unico. Ci sono anche altri ragazzi che hanno fatto il suo percorso di crescita e integrazione, che si sono diplomati, anche con il massimo dei voti, e ora stanno costruendo il loro futuro, a Terni o in altre città. Storie che vanno oltre i luoghi comuni sull’immigrazione ».

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