Italia, 21 marzo: 4.821 positivi, 793 decessi

I dati divulgati dalla Protezione civile nella consueta conferenza stampa

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Sempre più pesante – soprattutto in Lombardia – il bilancio degli effetti del coronavirus in Italia. Sabato pomeriggio, nella consueta conferenza stampa della Protezione civile, il capo Angelo Borrelli ha parlato di «943 guariti per un totale di 6.072. I positivi al Covid sono 4.821 in più e il totale è di 42.681. Di queste 22.116 sono in isolamento senza sintomi o con cintomi lievi, 2.857 in terapia intensiva (7%) e il resto in ospedale in altri reparti. I decessi di oggi sono purtroppo 793».

EMERGENZA CORONAVIRUS – UMBRIAON

Silvio Brusaferro dell’Istituto superiore di sanità, in relazione al report bisettimanale, ha spiegato che «il dato rilevante è quello dell’alta circolazione dell’infezione, specie in alcune zone d’Italia ormai note. Abbiamo una diffusione più contenuta altrove. Altri paesi che stanno avendo purtroppo una circolazione elevata, stanno adottando uno alla volta misure come le nostre che, se rispettate, sono efficaci. Lo scenario delle persone colpite è caratterizzato da un’età media di 63 anni, per i morti sfiora gli 80 anni. La popolazione maschile è più colpita. Fra sintomi e diagnosi trascorrono 5 giorni e noi dobbiamo cercare di ridurre questo tempo, è una sfida decisiva. Il numero elevato di decessi in Italia, come oggi, è legato anche e soprattutto a situazioni già gravate da problematiche di salute pregresse e con un’età media elevata». Brusaferro ha poi spiegato che «l’età media elevata degli italiani, caratterizzati da un’aspettativa di vita elevata, giocoforza condiziona tali numeri. Infine il numero di operatori messi in campo è molto significativo: motivo di preoccupazione ma anche di gratitudine a chi si spende ogni giorno». Sui comportamenti: «Ci sono ancora situazioni in cui con la scusa di fare due passi, si creano assembramenti. Due passi sono sacrosanti, ma le scappatoie danneggiano tutti a partire dalle persone più fragili. Gli anziani, in questo senso, devono stare a casa. Il rispetto delle misure deve essere sistematico: senza tale aspetto non saremo in grado di contrastare l’infezione. Molti si comportano correttamente ma occorre fare di più».

Borrelli ha aggiunto che «gli spostamenti devono essere limitati. Ci sono esigenze che vanno assicurate: ad esempio la spesa a domicilio non riesce a raggiungere tutti. Ma il lavoro, quello non essenziale, è stato limitato. Ci sono poi filiere, come quella alimentare, dei servizi essenziali e pubblici, che debbono restare in funzione. Ma mi domando, se chiudessimo tutto come potremmo sostenerci?». Per Brusaferri «il distanziamento è cruciale, anche sul lavoro, dal punto di vista tecnico e scientifico. Questo è l’elemento chiave della battaglia. Accanto a ciò, si può dire che siamo in una fase in cui la curva cresce, dobbiamo vedere gli effetti dei provvedimenti dell’11 marzo, che hanno portato restringimenti forti, ma i comportamenti devono essere in linea. Le ‘furbate’ sono un problema per tutti».

Il pesante dati di 546 morti del 21 marzo in Lombardia è stato commentato da Brusaferri: «Parlando da persona di scienza, cerco di citare i dati. Che sono quelli del bollettino di ieri e che si basano su un’analisi precisa e dettagliata delle cartelle cliniche. In queste persone, specie quando sono anziane e con patologie, avviene che un’infezione, una polmonite, finisce per creare quel livello di insufficienza in tutto il nostro organismo che, sommandosi a tutte le altre insufficienze, finisce per sbilanciare l’equilibrio senza più poterlo compensare. Aiutiamo queste persone fragili, evitiamo la diffusione nelle strutture che le accolgono. Lo dico da scienziato e da figlio di genitori ultraottantenni. State a casa».

Sulla diffusione, Silvio Brusaferri ha detto che «nella maggior parte delle regioni italiane, il numero delle infezioni è gestibile dal servizio sanitario nazionale. Questa curva però è quella che abbiamo oggi e la scommessa, per il sud, è che queste curve possano essere modificate e il numero di casi possa essere limitato nella dimensione sostenibile dal servizio sanitario». Il capo dipartimento Borrelli: «Tutte le regioni da marzo hanno avviato un programma di potenziamento delle strutture di ricovero e cura. Con un significativo incremento dei posti in terapia intensiva. Il lacoro è quotidiano, il commissario Arcuri sta operando con noi e con le regioni per potenziare le strutture. E’ una cosa contro il tempo e un lavoro senza sosta e senza tregua. Nel sud Italia ci sono dei numeri fronteggiabili con ciò che è stato messo in campo».

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