Italia, 22 marzo: 3.957 positivi e 651 deceduti. Meno di sabato

Numeri più bassi rispetto al 21 marzo: spiraglio di luce? I dati quotidiani della Protezione civile. Locatelli: «Uniti e solidali»

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Domenica 22 marzo pomeriggio, nella consueta conferenza stampa della Protezione civile, il capo Angelo Borrelli ha fornito i dati quotidiani dell’epidemia di coronavirus in Italia: «I guariti sono 952 in più per un totale di 7.024. I nuovi contagi sono 3.957 per un totale di 46.638. Di questi 23.783 sono in isolamento domiciliare senza sintomi o con sintomi lievi, 3 mila in terapia intensiva (6% totale). Purtroppo i deceduti sono 651. I numeri di oggi sono minori rispetto a quello di ieri: mi auguro che possano essere confermati nei prossimi giorni. Non bisogna abbassare la guardia e rispettare le indicazioni». Borrelli ha anche citato i 12 colleghi della Prociv risultati positivi al tampone: «Adottate tutte le misure. Ringrazio tutti gli uomini e le donne del dipartimento».

EMERGENZA CORONAVIRUS – UMBRIAON

Il professor Franco Locatelli, direttore del Consiglio superiore di sanità, ha detto che «i numeri sono lievemente migliori rispetto alla giornata di ieri. Nessun facile entusiasmo né sopravvalutazioni della tendenza. Ma un segnale lo cogliamo perché arriva più o meno vicino alla distanza temporale in cui ci attendevamo di vedere i segni tangibili dell’efficacia delle misure di contenimento intraprese. Dopo quanto comunicato sabato sera dal presidente Conte, siamo arrivati praticamente al massimo delle misure di prevenzione attuabili nei contesti lavorativi e sociali. Ora c’è un elemento chiave da analizzare: il contagio interfamiliare. E’ l’altro grande motore della diffusione epidemiologica del Covid. E’ fondamentale quanto più possibile, nell’ambito dei contesti familiari, implementare misure stringenti di contenimento dei soggetti risultati positivi al coronavirus. E’ un altro sacrificio ma è importante perché altrimenti rischiamo di perpetuare il meccanismo di diffusione del virus». Sulle persone decedute, Franco Locatelli ha detto che «i pazienti ultrasettantenni sono fra coloro che pagano il prezzo più alto, come i soggetti più fragili in generale. Gli anziani sono un patrimonio di questo paese, sono la nostra radice storica, il nostro ricordo. Vanno assolutamente tutelati e vanno messe in atto tutte le misure da tempo suggerite per tutelarli. Evitare che escano di casa, se sono residenti in una casa di riposo bisogna cercare di evitare in questa fase le visite potenzialmente in grado di innescare dei contagi. Purtroppo queste strutture sanitarie, come in generale gli ospedali, rischiano di essere una sorta di volàno di amplificazione che poi corre il rischio di far aumentare il numero delle persone anziane che non superano il Covid-19. L’84% dei decessi è avvenuto in Lombardia, specie in alcune province (Locatelli è bergamasco, ndR), Piemonte ed Emilia Romagna. Lo dico da cittadino prima che da presidente del CSS: ora dobbiamo dare l’ennesima dimostrazione di essere una nazione unita e solidale, in grado di rispondere come sistema-paese. Ora serve anche solidarietà regionale concreta per trattare i pazienti anche al di fuori dei propri territori».

Ancora Locatelli: «Le misure di prevenzione del contagio virale, da un punto di vista strettamente sociale e lavorative, è difficile immaginare che possano essere implementate. Ora l’attenzione è sulla prevenzione del contagio interfamiliare. 23 mila italiani che di fatto sono fortunatamente asintomatici ma per i quali c’è stata una documentazione di positività per il Covid-19, possono rappresentare un meccanismo per cui non si riesce a ridurre nella maniera voluta i numeri. Le prime misure stringenti di contenimento sono state adottate l’11 marzo: abbiamo sempre che ci aspettavamo di vedere i risultati, rispetto al tempo di replicazione del virus, sostanzialmente a partire da due/tre settimane. La settimana che inizia domani sarà assolutamente cruciale e da questa ci aspettiamo di vedere un segnale di inversione di tendenza. Lo dico in modo chiaro: sappiamo perfettamente cosa vuol dire e cosa vorrà dire andare a impattare in maniera così importante sullo stile di vita che abbiamo ogni giorno, ma è il momento di trovare ancora maggiore motivazione per proseguire in questa politica e in questi comportamenti individuali. Ci permetteranno di prevenire una diffusione del virus e un allargamento a quelle regioni che oggi, numericamente sono la maggior parte, non configurano scenari così impegnativi come quelli di Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna».

Sull’Avigan, farmaco usato in Giappone con esiti – pare – favorevoli, il governatore del Veneto ha detto di voler iniziare una sperimentazione. Per Locatelli «serve la responsabilità di tutti anche nella comunicazione. Tutto il paese deve essere certo che l’agenzia italiana del farmaco, il comitato tecnico scientifico, prendono in considerazione e valutano in maniera aperta e costruttiva, tutte le opzioni terapeutiche. Ma va fatto un distinguo: un conto è parlare di possibili opzioni terapeutiche da testare e validare. Un altro è definire alcune opzioni terapeitiche come la soluzione di un problema così importante come quello di Covid-19. L’Aifa ha chiarito ampiamente la visione del problema a tuttotondo e in particolare per il farmaco in questione. Prima di poter dire che sono emerse soluzioni, farmaci che modulano la risposta infiammatoria alla base della sintomatologia clinica virale o vaccini, servono prove inconfutabili. Ben vengano clinical trial e sperimentazioni ma finché non ci sono evidenze ineccepibili e inconfutabili di efficacia, e ad oggi non è presente tale evidenza, raccomando cautela e prudenza per non ingenerare in malati e familiari speranze che poi possono essere pesantemente deluse e frustrate».

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