Lavori Fcu, via lunedì: «Finiremo prima»

Il 18 partono i cantieri. Entro 6-8 mesi le prime riaperture, da nord. Soddisfatti i sindacati, ma resta il nodo lavoratori

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Fuori da Palazzo Donini i 34 lavoratori in presidio per la tutela della professionalità e dello stipendio, dentro i rappresentanti di Regione, Busitalia, Umbria Mobilità e Rfi ad assicurare (prima ai sindacati e poi ai giornalisti) che l’intervento sarà rapido, col minimo impatto sui viaggiatori e sugli stessi lavoratori. Il primo giorno senza treni sulla linea ex Fcu è stato ricco di tensioni e chiarimenti.

L’ULTIMO TRENO DA PONTE SAN GIOVANNI A SANSEPOLCRO – SERVIZIO CON VIDEO

Il presidio dei lavoratori

I primi cantieri Innanzitutto le notizie: lunedì 18 settembre sarà aperto il primo cantiere tra Umbertide e Città di Castello. Tempi previsti: 4 mesi. Poi, a cascata, gli altri: fra Ponte Felcino e Ponte San Giovanni (circa un mese), fra Papiano e Marsciano (15 giorni), fra Todi e Massa Martana (5 mesi), dove verrà sistemata anche una frana in località Rosceto nord. Tutti lavori che rientrano nel finanziamento frutto dell’accordo Stato-Regione. L’obiettivo è riaprire le prime tratte già dai primi mesi del 2018, fino ad arrivare ad una riapertura concreta entro la fine dell’anno, almeno fino a Ponte San Giovanni.

IL CRONOPROGRAMMA DEI LAVORI – DOCUMENTO

Il tratto perugino Dulcis in fundo, l’elettrificazione e il raddoppio fino a Sant’Anna, i famosi lavori con cui fu motivata la chiusura della stazione perugina (mai partiti) e per i quali a breve si firmerà il contratto con la ditta che si è aggiudicata l’appalto. I tempi sono noti: 800 giorni. Anche qui si spera di far prima, per poter riconsegnare ai pendolari tutta la tratta ex Fcu, con un servizio efficiente e sicuro. Magari completamente elettrificato. E con treni elettrici.

Treni elettrici Si perché, nel frattempo, Busitalia e Regione Umbria stanno ragionando su un rinnovo del contratto garantito da cospicui investimenti sui mezzi. È pacifico che l’obiettivo – visto che (quando termineranno tutti i lavori) tutta la linea sarà elettrificata – sia quello di far viaggiare treni elettrici. E solo treni elettrici. Anche da questo punto di vista ci sarà una trasformazione progressiva, a passaggi intermedi, con un ricambio della flotta che andrà avanti negli anni, fino ad arrivare al completo riammodernamento delle vetture.

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Talete, il treno diagnostico

La diagnosi con ‘Talete’ Intanto, per avere tempi certi sulla riapertura dei binari al servizio ferroviario, bisognerà attendere la fase di diagnosi, che sarà compiuta in autunno con un treno speciale messo a disposizione da Rete Ferroviaria Italiana: una specie di mega impianto per fare la ‘Tac’ ai binari e capire se sono sicuri o necessitano di ulteriori interventi non ancora inseriti nel cronoprogramma dei lavori illustrato mercoledì mattina in conferenza stampa. Il treno si chiama Talete, come il filosofo greco.

Il patto trilaterale I lavori sulla linea sono stati presentati in Regione – con tanto di slide – dalla presidente Catiuscia Marini, insieme all’assessore ai Trasporti Giuseppe Chianella e al direttore regionale Diego Zurli, unitamente ai rappresentanti delle tre aziende coinvolte nel patto trilaterale: Rfi (c’erano Umberto Lebruto, direttore produzione, e Gianfranco Pignatone, direttore pianificazione strategica), Busitalia (direttore regionale Velio Del Bolgia) e Umbria Mobilità (amministratore unico Ferruccio Bufaloni). Un patto il cui obiettivo principale era la cessione del ramo d’azienda della rete ferroviaria (con i relativi lavoratori) da Umbria Mobilità e Rfi, come già fatto in passato con la gomma, passata a Busitalia. Un passaggio reso possibile anche dalle recenti modifiche normative – arrivate lo scorso giugno – e diventato inevitabile dopo la tragedia di Andria del 2016 e le relative nuove misure di sicurezza imposte dal governo per le ferrovie locali. «Misure alle quali era impossibile uniformarsi con i mezzi e le competenze attualmente in Umbria Mobilità», ammette Chianella. Da qui la scelta di affidarsi a Rfi.

Marini: «Iter accelerato» «Si apre una nuova vita per la rete ferroviaria regionale – ha sottolineato la presidente Marini – con investimenti importanti che eleveranno gli standard di qualità e sicurezza dell’infrastruttura che tornerà di interesse nazionale. Entro i primi di novembre, riducendo i tempi, ci sarà il subentro di Rete Ferroviaria Italiana a Umbria Mobilità nella gestione della ex Fcu cui seguirà il trasferimento dalla Regione alla stessa Rfi della proprietà dell’infrastruttura ai fini dell’inserimento nel perimetro nell’infrastruttura ferroviaria nazionale. Completeremo così il trasferimento del sistema integrato del trasporto pubblico regionale a un unico soggetto, il più qualificato e competente del Paese quale è Ferrovie dello Stato, gruppo del quale fanno Rfi, Busitalia e Trenitalia».

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Il tavolo della conferenza

Rfi: «Alti livelli di sicurezza» «Su tutti i 153 chilometri del percorso – ha specificato il direttore Produzione Rfi, Umberto Lebruto – verranno effettuati gli interventi per la messa in sicurezza per adeguarlo agli standard richiesti dall’Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria. Lavori per i quali è già in corso la progettazione, che verranno effettuati anche a binario aperto. Già pronti invece i cantieri per gli altri lavori finanziati con l’accordo del giugno scorso».

SINDACATI: «SODDISFATTI IN PARTE» – INTERVISTA A BIZZARRI (CGIL)

I lavoratori Sarà un periodo di transizione e di sacrifici per i pendolari ma anche per chi in Fcu ci lavorava, come macchinista e capotreno. Ovvio che se non ci sono i treni non potranno fare il loro lavoro, quindi dovranno reinventarsi – in questi mesi – spostandosi ad altri incarichi o in altre sedi. Esaurite le ferie non godute, le macroipotesi su cui si lavora sono queste due. O fanno i controllori sui bus o vanno a lavorare sui treni in Toscana. Chi vuole – e solo chi vuole – potrà mettere a disposizione dell’azienda la sua patente per guidare i bus o, nel caso, prenderla con corsi appositi.

Del Bolgia: «Massima disponibilità» «Come abbiamo convenuto con le organizzazioni sindacali, con cui ci incontreremo anche venerdì prossimo, le 34 persone che sono in eccedenza verranno utilizzate in modo produttivo, innanzitutto nei servizi di controllo e verifica sugli autobus sostitutivi dei treni e sui mezzi del trasporto urbano ed extraurbano. Grazie ad un accordo con le direzioni regionali di Lazio e Toscana di Trenitalia e con Lfi di Arezzo, alcuni macchinisti potranno continuare a svolgere la stessa mansione in regioni limitrofe. Chi ha la patente di guida per gli autobus o chi volontariamente vorrà seguire corsi abilitanti che metteremo a disposizione, ha un’opportunità in più. C’è il massimo impegno per la salvaguardia dell’occupazione: nessuno resterà senza lavoro».

I sindacati nicchiano «Per il momento – dice Bizzarri (Cgil) – rispetto alle questioni che abbiamo posto c’è moderato ottimismo. Positiva l’accelerazione per l’ingresso di Rfi nella gestione della linea e la disponibilità ad aprire il prima possibile la tratta nord. Speriamo di avere maggiori certezze da qui a fine mese. Per il discorso delle patenti, ne possiamo parlare, ma è chiaro che non rientra fra le priorità del sindacato». Sul tema anche il segretario Ciavaglia: «Bisogna garantire continuità occupazionale e di reddito per tutti, ma anche salvaguardare le professionalità e il know-how in vista della riapertura della ferrovia». Convocata una conferenza stampa per mercoledì mentre un nuovo incontro con Busitalia è previsto per venerdì.

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