di Maria Luce Schillaci
Lasciare un segno tangibile attraverso il riuso del contesto industriale per sensibilizzare il pubblico e i visitatori, con l’obiettivo di aprire una finestra di dialogo con la bellezza e il territorio circostante. Una bellezza intrinseca unita all’energia che continua a vivere in luoghi dimenticati, trasformandoli in spazi contemporanei capaci di accogliere nuove forme di espressione artistica. Questo è l’obiettivo fondamentale del progetto di Silvia Piconi.
Silvia Piconi è un’artista contemporanea il cui lavoro nasce dall’intreccio tra arte performativa, psicologia e realtà quantica. Laureata in psicologia e specializzata in psicoterapia, ha esteso la sua ricerca attraverso la pratica dell’ipnosi, utilizzata come strumento creativo per esplorare la memoria contestuale, collettiva e personale. Le sue opere, che combinano movimento corporeo e installazioni visive, hanno dato vita a performance in siti industriali abbandonati e luoghi dal forte impatto simbolico.
La sua prossima performance si intitola ‘Segni di memoria’, a cura di Olga Strada, con il patrocinio del Comune di Terni ed in programma al Caos. L’inaugurazione si terrà il 10 maggio alle 18 e vedrà la presentazione dell’assessore comunale alla cultura Michela Bordoni, di Chiara Ronchini, coordinatore Caos, e della curatrice Olga Strada. A seguire, alle 18.30, la performance dell’artista accompagnata al violino da Gustavo Gasperini.
Il progetto ‘Segni di memorie’ si è sviluppato attraverso l’arte performativa, in iconici siti di archeologia industriale in stato di abbandono quali: la Vela di Calatrava (Roma), il vecchio mulino della Cervelletta, il Gazometro (Roma), il Bilancione (Fiumicino), l’ex fabbrica di Penicillina LEO (Roma), l’ex fabbrica Miralanza (Roma), l’ex oleificio (Roma), il parco del Labaro (Roma), i pilastri del ponte Bailey (Roma), l’ex Fabbrica idroelettrica Penna Rossa (Papigno), l’Elettrocarbonium (Narni), la AMG Energia (Palermo). Il progetto troverà la sua conclusione all’Italsider di Napoli e al porto di Marghera, a Venezia.

La curatrice Olga Strada dichiara: «Nel progetto artistico ospitato negli spazi del Centro Arti Opificio Siri l’attenzione dell’artista si sofferma su tredici architetture facenti parte della famiglia storico-architettonica dell’archeologia industriale. Da scienza che studia l’origine della civiltà automatizzata e delle strutture da quest’ultima derivate, tale categoria si è arricchita di valenze ulteriori ed è in tale contesto che va letto il progetto di Silvia Piconi. Le strutture architettoniche individuate in giro per l’Italia, non dissimili da scheletri di esseri fantastici, rimandano alla fascinazione che delle rovine romane ebbe Piranesi, la cui estetica della decadenza amplificò l’interesse verso le maestose vestigia dell’antichità. In un certo senso è come se i mastodonti di ferro e calcestruzzo, oggetto dell’indagine dell’artista, si ricongiungessero nuovamente, grazie all’interazione performativa, con il flusso del loro passato storico e si impreziosissero della poeticità che la patina del tempo ha loro impresso. Silvia Piconi elabora una metodologia unica che utilizza l’ipnosi come veicolo di introspezione e creatività. La sua ricerca si muove tra arte, psicologia e realtà quantica, creando un linguaggio visivo che esplora i legami tra corpo, memoria e territorio».
L’approccio di Silvia Piconi mira a rendere tangibile l’invisibile, indagando le tracce del passato e la loro risonanza nel presente, con uno sguardo attento alla trasformazione e alla rigenerazione degli spazi urbani e naturali. L’artista ha iniziato questo suo percorso già nel 2017, dialogando con il suo corpo con alcune delle sculture ospitate nell’affascinante parco della Serpara a Civitella d’Agliano, voluto e abitato dallo scultore svizzero Paul Wiedmer. In seguito, nel 2018, è intervenuta al parco delle sculture di Aurelio De Felice a Torreorsina e con alcune di quelle che segnano il tessuto urbano della città di Terni. Nel 2019 l’artista ebbe il coraggio di affrontare, rievocare e rielaborare i vissuti di una terra profondamente ferita e segnata dal terremoto, la Piana di Castelluccio di Norcia, in una performance realizzata in pieno inverno, dentro la neve, senza protezione, a una temperatura sotto lo zero. Tra le diverse performance ricordiamo la residenza d’artista e il lavoro proposto sulle interazioni sociali realizzatosi nel 2019 all’interno del museo di arte contemporanea il Marco di Roma. Tra il 2022 e il 2024 ricordiamo alcune delle azioni estetiche tra cui Azioni alla rocca albornoziana di Narni, Racconti del 21° Secolo a palazzo Vignola (Todi) e L’Impeto della Fralezza (Gualdo Cattaneo).