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Home » L’Umbria ferita: storie di comunità resistenti

L’Umbria ferita: storie di comunità resistenti

di Lucina Paternesi
1 Gennaio 2018
in Ambiente e salute, Apertura 5, Attualità, In evidenza, Terremoto 2016
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
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Quattro storie ‘resistenti’. Quella dei Montanari Testoni, a Norcia, che hanno trasformato un container in una piazza di socialità e cultura per la comunità colpita dalle difficoltà del post sisma, la storia delle monache di clausura del monastero di Santa Rita a Cascia, il dj muratore col sogno di ridare un futuro alla sua frazione, Campi, la vicenda dei ‘rusciari’ che ogni anno tornano, d’estate, si ritrovano nella frazione quasi disabitata di Monteleone di Spoleto.

‘RESTART. COMUNITA’ RESISTENTI’ – IL TRAILER

Da sx Daniele Suraci Roberto Sbriccoli Giorgio Vicario e Filippo Costantini

Le storie «Quattro storie che meritavano di essere raccontate». Lo hanno fatto Filippo Costantini e Giorgio Vicario, titolari dell’agenzia di comunicazione Mg2 e cresciuti nel laboratorio associativo Mente Glocale, assieme al regista e autori di cortometraggi Daniele Suraci e la collaborazione tecnica di Marco Suraci e Icarus Factory. A credere nella loro idea è stato il Corecom Umbria che, attraverso il bando ‘Tv di comunità’ 2017 ha finanziato il loro progetto. E’ nato così ‘Restart. Comunità resistenti’, quattro documentari che raccontano la Valnerina a un anno dal terremoto che ha messo in ginocchio l’Italia centrale. Quattro racconti, anzi cinque, in altrettante puntate che, in parte, sono state pubblicate sul sito internet di Repubblica.it.

Nuovi legami Con un passato e un presente nella comunicazione sociale, questi ragazzi hanno raccolto la sfida lanciata dal bando del Corecom per provare a raccontare storie che erano ancora poco conosciute, tagliate fuori dalla cronaca dei ritardi, dell’emergenza, delle macerie ancora tutte lì e delle polemiche sulla gestione del terremoto. «Il filo conduttore – spiega Filippo Costantini – è che al di là dell’impatto iniziale del terremoto, un concetto distruttivo, è stata l’occasione per ripartire e per ripensare anche la socialità, creare nuovi legami. Da questo danno, diciamo, ne è uscita una comunità rafforzata. Almeno noi l’abbiamo percepita così».

IL TERREMOTO

Roberto ‘doctormonster’ Sbriccoli

Back to Campi Nonostante le origini umbre e la sua ‘peruginità’ Filippo conosceva poco la Valnerina. «C’ero stato giusto un paio di volte, questa è stata anche per me l’occasione per riscoprire una parte della mia terra. In un più ci ha permesso di entrare in contatto con realtà stimolanti e interessanti anche per noi che viviamo a cento chilometri di distanza. Sono rimasto impressionato dalla determinazione con cui Roberto Sbriccoli sta portando avanti il suo progetto Back to Campi». Dj e muratore, Roberto ‘doctormonster’ Sbriccoli ha elaborato un piano per ridare un presente e un futuro alla sua frazione, Campi. Il suo sogno ‘folle’ ha come obiettivo la costruzione di un centro polifunzionale per il turismo e lo sport su un terreno appena acquistato dalla Proloco. Costo del progetto? Almeno 4 milioni di euro per costruire un campeggio con bungalow in legno, piscina, area camper e un palazzetto dello sporto dotato di palestra e totalmente antisismico. Back to Campi, nelle intenzioni dei promotori, fornirà lavoro alla comunità del territorio e potrà essere utilizzato in caso di eventi sismici come centro d’accoglienza.

Montanari Testoni C’è poi la storia dell’associazione Montanari Testoni e del loro Spazio solidale 24. Nata nel novembre 2016 a Norcia, dentro una tenda da campo, questa associazione è stata promossa da un gruppo di giovani del territorio per affrontare insieme le avversità legate al terremoto. Per parlare e confrontarsi sulla situazione personale e collettiva e per proporre – in un luogo da loro gestito ribattezzato appunto Spazio solidale 24 – attività di partecipazione, condivisione, collaborazione e promozione culturale dedicate agli abitanti di Norcia. «Protagonista del racconto è un container, diventato fondamentale per la comunità, da centro di raccolta di beni alimentari e vestiti a vero e proprio centro sociale. Una struttura che ha ospitato, e continua a farlo, riunioni di condominio, laboratori per bambini, cineforum e molto altro, fino alle prove della celebre Corale di Norcia, rimasta senza una sede».

Il monastero delle suore Agostiniane a Cascia

‘Rita’ racconta invece il legame speciale che lega Cascia al monastero di clausura delle suore Agostiniane. «A Cascia, dopo la scossa del 30 ottobre 2016, diversi edifici sono risultati inagibili, ma tranne pochi casi non ci sono stati crolli. Per questioni di sicurezza, per la prima volta nella storia di Cascia, la basilica di Santa Rita è stata chiusa e le suore Agostiniane di clausura hanno dovuto abbandonare il monastero per alcune settimane. Questo ha creato spaesamento tra gli abitanti, perché Cascia non può esistere senza le sue monache. Siamo riusciti a entrare nel monastero – racconta ancora Costantini – solo dopo esserci conquistati, a fatica, la fiducia delle suore. E’stata un’esperienza unica nel suo genere, ci siamo immersi in questa realtà a noi apparentemente distante e abbiamo potuto scoprire un legame tra l’ordine religioso e il paese non così scontato».

Maddalena di Ruscio

I rusciari L’ultimo lavoro, ‘Maddalena’, racconta invece la storia della piccola frazione Ruscio nel comune di Monteleone di Spoleto. Qui risiedono stabilmente sì e no 70 persone, pochi danni agli edifici dopo il sisma, quelli più evidenti, però, sono legati allo spopolamento e alla paura. «Ogni anno, d’estate – racconta Filippo – questa frazione si rianima, arrivano un migliaio di persone tra turisti e nativi che, per lavoro, si sono trasferiti altrove. E’ una tradizione che si ripete da sempre, d’estate i rusciari sparsi nel mondo tornano nella piccola frazione umbra per trascorrere le vacanze e ripopolare case che, per buona parte dell’anno, sono custodite dai pochi abitanti stabili. Il 24 agosto viene celebrata la tradizionale Cena dei Rusciari, momento irrinunciabile per salutarsi prima di tornare ai propri luoghi di residenza. Nel 2016, a causa del terremoto, la cena è stata annullata. Quest’anno è stata tanta l’angoscia e il senso di frustrazione tra i residenti, l’eco del terremoto era ancora presente nella vallata e forte era il timore che l’estate non avrebbe portato con sé la consueta e attesa carovana di turisti».

Storie da raccontare «Come già avvenuto altre volte, anche in questo caso da un piccolo lembo di terra ferito nel cuore del ‘Cuore d’Italia’ possono germogliare semi di futuro per il paese e l’Europa. E’ questo che abbiamo provato a raccontare, storie che meritavano di essere conosciute. Legami che sono diventati indissolubili e hanno fatto sì che la solidarietà diventasse la quotidianità. Esempio eclatante è la vicenda di Brandimarte, un allevatore di pecore che con il terremoto ha perso parte del suo bestiame e l’intero laboratorio per la produzione di formaggi. E’ stato un suo concorrente, un’altra azienda che produce latticini che gli ha permesso di riprendere in mano il lavoro mettendo a disposizione i propri macchinari. Da questi esempi tutti noi abbiamo da imparare qualcosa».

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