Mangiano funghi e finiscono in ospedale. Cause e rischi delle intossicazioni

Dieci persone nell’arco di due giorni hanno dovuto ricorrere alle cure dei sanitari dell’ospedale di Perugia

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di Giovanni Cardarello

L’autunno in Umbria è davvero una festa di sapori e colori. Tra il cambio del paesaggio, che da verde smeraldo assume i variopinti colori della stagione che si frappone tra estate e inverno, la vendemmia, la raccolta delle olive e la spremitura per l’olio nuovo, ogni giorno c’è un nuovo regalo della natura. Per non tacere dei sapori. Dall’uva alla castagna passando, ovviamente, per i prodotti tipici della nostra terra come i tartufi e i funghi. Funghi che, dopo le prime piogge intense, iniziano a palesarsi scatenando i tanti cercatori, alcuni esperti, altri in verità molto meno, che si avventurano nei boschi alla ricerca del prezioso alimento.

Prezioso alimento che, però, può nascondere insidie pericolose, in alcuni casi pericolosissime. L’esempio pratico e più recente arriva da quanto accaduto nel fine settimana all’ospedale ‘Santa Maria della Misericordia’ di Perugia. Un fine settimana nel quale il nosocomio del capoluogo umbro ha dovuto soccorrere due distinti gruppi familiari, che si sono presentati al pronto soccorso in preda a dolori di stomaco lancinanti e altri sintomi legati all’apparato digerente.

Nel primo caso si trattava di una coppia con figlio minorenne e altri due familiari, nel secondo caso un intero nucleo familiare e tutti hanno riferito di aver mangiato funghi selvatici raccolti in una battuta. Le persone sono state soccorse e trattate con lavanda gastrica, in stretto contatto con il centro antiveleni di Pavia – un’eccellenza nazionale – e, nel caso del minore, on l’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma. In tutti i casi si cercava la presenza di amanitina, il ‘veleno dei funghi’ come viene comunemente definito. Per fortuna nessuno ha subito gravi conseguenze e sono stati tutti dimessi con pochi giorni di prognosi. Ma il rischio corso è stato elevato.

Le amanitine, infatti, sono particolarmente pericolose perché interferiscono direttamente con processi di sintesi proteica provocando in prima battuta un calo del contenuto proteico cellulare e, soprattutto, la necrosi delle cellule. Pertanto scongiurarne la presenza è il primo e fondamentale passo per evitare guai seri a fegato e reni.

L’avvelenamento con le amanitine, spiegano gli esperti, è caratterizzato da quattro fasi distinte. La prima è quella della latenza, che in termini di tempo va dell’ingerimento dei funghi alle prime 6 ore; la seconda è la fase gastrointestinale, quando compaiono i sintomi; la terza è quella epatica e si attiva dalle 24 alle 36 ore dal pasto; infine c’è la quarta, quella epatica grave.

Come vedete i rischi sono concreti e pesanti e vanno da gravi insufficienze epatiche e renali, passando per i danni neurologici, fino al decesso: il tutto per essersi affidati a cercatori di funghi non esperti o, peggio ancora, al non aver tenuto conto del rischio. «Convulsioni, disturbi della vista contrazioni muscolari possono essere indicativi – ha spiegato a Il Corriere dell’Umbria, nei primi giorni di avvio della raccolta dei funghi, il primario del pronto soccorso di Perugia Paolo Groff -. Molto meno frequenti le allucinazioni».

Va infine sottolineato che oltre ad evitare i funghi non commestibili occorre fare molta attenzione al fatto che un fungo ‘buono’ sia entrato in contatto con quelli velenosi e che ne sia stato contaminato. L’invito che ci sentiamo di rivolgere a tutti gli amanti dei funghi è quello di rivolgersi all’ispettorato micologico presente in ognuna delle due Usl dell’Umbria. Sedi e orari ai due link Usl 1 (https://www.uslumbria1.it/servizio/funghi-ispettorato-micologico/), Usl 2 (https://www.uslumbria2.it/notizie/stagione-micologica-2023-giorni-ed-orari-di-apertura-nel-territorio-aziendale).

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