Maturità 2020, un esame diverso con le stesse emozioni

Al via gli esami di Stato tra scrupolose misure di distanziamento. Ma ai cancelli le ansie prendono il posto della paura del virus

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di Federica Liberotti e Alice Tombesi

I primi ad uscire, intorno alle 9 di mattina, hanno subito tranquillizzato i compagni: «La prova è fattibile, i professori cercano di metterti a tuo agio». Difficile comunque riuscire a spazzare via l’ansia per i maturandi 2020, da mercoledì impegnati nei colloqui che quest’anno, straordinariamente a causa del coronavirus, valgono come esame di Stato. Si entra uno per volta, con non più di un accompagnatore ciascuno, un’ora massima di colloquio multidisciplinare a 15 minuti di distanza l’uno dall’altro. Dentro la scuola gli studenti non possono mai incontrarsi tra loro – tra le scrupolose misure adottate da ogni istituto ci sono anche ingressi e uscite differenziati -, fuori dai cancelli, inevitabilmente, è tutta un’altra storia. Gruppetti che approfittano per l’ultimo ripasso al volo, amici che si sostengono l’uno con l’altro, genitori in trepidante attesa. E poi la gioia di chi ha superato la prova, rincuora i compagni e intanto festeggia. Con tanto di brindisi finale e foto di gruppo. «Sono stati tre mesi complicati – dicono -, finalmente un po’ di riposo». Loro, i più fortunati, possono pensare già alle vacanze, altri dovranno attendere fino ai primi di luglio, in base ai calendari stabiliti dalle singole scuole.

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Il bidello ‘irriducibile’

Lo aveva promesso e l’ha fatto, tra chi c’era ad attendere i maturandi fuori dalla scuola, all’istituto commerciale Cesi, anche Pasquale Santini, il collaboratore scolastico prossimo alla pensione che per gli esami non ha potuto prestare servizio in quanto considerato soggetto a rischio. Alle 7,15 di mercoledì si è presentato puntuale all’ingresso, lì, fuori dalla porta, ha atteso che uscisse ogni studente per dargli il suo personale saluto. E così farà tutti i giorni fino all’ultimo esaminando del 3 luglio. «Dispiace aver dovuto lasciare la scuola così, quest’anno mi sarei diplomato anche io» ha scherzato comunque il bidello, da 25 anni all’istituto Cesi. «Essere qui – ha continuato – era l’ultima opportunità che avevo per salutare tutti i ragazzi. Con loro avevo un rapporto ottimo, ma anche con i genitori e i colleghi, in questi giorni ho ricevuto tanti messaggi, anche di ex studenti ormai grandi che mi hanno inviato le foto dei figli».

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