«Ritardi e iter assurdi per la ricostruzione»

Parla l’ingegnere Paolo Anderlini che denuncia lentezze anche nelle pratiche per danni lievi: «Poco personale, troppa burocrazia»

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Un grido di dolore, l’ennesimo, che arriva dalle terre di Norcia, dove tutto sembra fermo a quei maledetti giorni del 2016: pur senza macerie, ma con ancora le crepe ben in vista, alcuni scorci della città sembrano spettrali, come dimostra la nostra fotogallery.

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L’appello ai media

Il grido di dolore stavolta arriva da un professionista: l’ingegnere Paolo Anderlini, già segretario dell’ordine e presidente della fondazione, che assicura di parlare a titolo personale ma al tempo stesso auspica una levata di scudi da parte dei suoi colleghi, molti dei quali lo hanno già chiamato per esprimergli apprezzamento. Anderlini ha scritto una lettera al Corriere dell’Umbria, poi ha parlato con la Tgr in diretta tv, infine si è confidato telefonicamente con umbriaOn.

11 mesi per una risposta

Tutto nasce da una pratica, banalissima, di ricostruzione per danno lieve, presentata un anno fa, per la quale la risposta doveva arrivare al massimo dopo 90 giorni, per la quale ci sono voluti 11 mesi: «Una risposta non definitiva – spiega – perché nella comunicazione c’era la richiesta di ulteriori integrazioni». La riflessione sorge spontanea: se per autorizzare un piccolo intervento ci vuole tutto questo tempo, quanto ce ne vorrà per la ricostruzione completa?

«Poco personale, troppa burocrazia»

La ragione di queste lungaggini è presto spiegata: «La mia pratica è stata presa in esame da tre professionisti diversi, che ogni volta hanno dovuto cominciare daccapo, visto che i loro contratti sono a tempo determinato. E poi le carte da esaminare sono tantissime; basti pensare che io per questo piccolo intervento ho dovuto fare una gara e allegarne il verbale». Ecco come si arriva alle 10mila pratiche ancora da evadere. Poi le norme sono complesse e cambiano troppo spesso: «Ma lei lo sa che ogni comune ha modelli diversi per presentare un’istanza? Lo sa che per ogni calamità si è fatta una legge nuova? In Umbria bastava riapplicare lo schema del 1997 che andava benissimo».

Riflessioni amare

«La verità – conclude Anderlini – è che non ci sono soldi per finanziarla, la ricostruzione… e allora questo traccheggiare secondo me rientra in una strategia precisa; ma quello che più mi allarma è che non vedo un grido di dolore né da parte della popolazione né da parte dei miei colleghi. Sinceramente? Sono stufo di questo paese…».

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