Olimpiadi a Piediluco? Tra buon senso e affari

Giovedì il comitato locale ha mostrato le sue carte, ma ora sono altri i soggetti che debbono scendere in acqua

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di Walter Patalocco

Meglio una cosa bella che costa poco invece di una cosa brutta e che costa un pozzo di soldi: il compianto Catalano ci sarebbe andato a nozze con una situazione così.

Però è questa la storia, perché ammesso e non concesso che le Olimpiadi del 2024 vengano assegnate a Roma c’è chi pensa che Piediluco potrebbe essere della partita. Luca Montezemolo e Giovanni Malagò, che sono quelli che contano nel comitato per Roma Olimpica, l’hanno detto chiaro: bisogna realizzare cinque opere. Tra queste inseriscono un bacino per il canottaggio.

Un bacino artificiale, una specie di piscinona lunga almeno due chilometri e mezzo, larga circa duecento metri, profonda tre. Solo lo sterro è un’operazione di impatto sconvolgente se non altro dal punto di vista ambientale. Ma allora, si chiedono quelli del Comitato per Piediluco Sito Olimpico, perché non usare l’impianto di canottaggio definito (dai tecnici) uno dei migliori d’Europa, se non il migliore in assoluto?

Quali sarebbero i vantaggi? Intanto una cornice naturale di pregio, della serie che anche l’occhio delle telecamere vuole la sua parte; per non parlare del portafogli, perché è evidente che anch’esso avrebbe la sua soddisfazione visto che continuerebbe a custodire almeno 200 milioni di euro, ossia quel che – a palmi – si risparmierebbe evitando la realizzazione di un freddo, asettico, bacino, sacrificando un qualche posto vicino Roma.

D’altra parte Piediluco non è vicino Roma? Non è già un centro federale? Non è il posto dove si allena la nazionale italiana e pure tante altre nazionali europee ed extra? Il Cio non raccomanda decentramento sul territorio, utilizzo di strutture esistenti, e una buona dose di ‘greenitudine’?

In Umbria, lungo la linea di confine col Lazio, c’è già un qualcosa di tecnicamente valido, funzionante, bello e risparmioso. Ovvio che ci sarà bisogno di adeguare le strutture esistenti, non dimensionate per un evento come le Olimpiadi, essendo esse praticamente le stesse che, in ogni caso, nel 1982 permisero a Piediluco di ospitare i campionati del mondo.

Insomma la bicicletta c’è già. Adatta, funzionante, con pedivelle e catena oliate, freni a puntino. Si tratta di darle una bella lucidata, una messa a punto, e di dotarla con qualche accessorio più moderno.

Ma allora qual è il problema? Il problema è che non sempre il buon senso la fa da padrone quando in ballo ci sono interessi talmente grossi che a figurarseli viene il mal di testa. E che le qualità e le specificità non sono quasi mai riconosciute se uno non le sbandiera, non le illustra, non le fa presenti, non ci si spende per coinvolgere risorse, idee e volontà.

A questo punto per le prospettive olimpiche di Piediluco c’è bisogno di mettere in acqua un poderoso ‘otto con’, un armo consistente con rematori nerboruti, convinti, che remino all’unisono e – soprattutto – nella stessa direzione.

C’è da spicciarsi, oltretutto, perché ai primi di settembre il Comitato per Roma 2024 farà le scelte. Il comitato pro Piediluco Sito Olimpico la propria parte cerca di farla, il progetto l’ha presentato qualche mese fa; giovedì ha organizzato un convegno per cercare di aggregare volontà e impegni. Perché, lanciata l’idea sono altri i soggetti che ora debbono scendere in acqua.

La risposta non è stata ‘accia’: stavano lì il viceministro Antonio Enrico Morando, l’assessore regionale Giuseppe Chianella, il presidente regionale del Coni, Stefano Lupi; e altri. Ovviamente mancava un componente della giunta comunale di Terni, manco uno straccio di assessore allo sport ha mostrato il naso. C’era però Giuseppe Mascio, presidente del consiglio comunale che con espressione ingenua ha annunciato che “Il consiglio va in ferie dal 6 agosto al 6 settembre. Se a Roma decidono il 7 settembre….”.

E’ vero! E diamogli un po’ di respiro, no!…

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