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Home » Ospedale di Terni messo sotto assedio

Ospedale di Terni messo sotto assedio

di Simone Francioli
7 Settembre 2017
in Altre notizie, Attualità, Politica
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
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«Non ci sono presupposti clinici o motivi organizzativi per spostare una struttura di 600mq che nel 99% dei casi opera in regime ambulatoriale e che può essere migliorata nella sede attuale. L’Azienda spinge per avviare gli interventi di ristrutturazione nell’interesse dei pazienti, e il 13 settembre ha fissato un tavolo tecnico per valutare possibili miglioramenti al progetto già preparato dalla precedente direzione aziendale». Reparto di oncoematologia del ‘Santa Maria’ di Terni, il direttore generale Maurizio Dal Maso fa un nuovo punto della situazione e ribadisce che la struttura resta dove sta.

Maurizio Dal Maso

L’ASSESSORE BARBERINI: «DA 4 A 8 POSTI? NON È GIUSTIFICATA»

La riunione tecnica Per parlare del futuro del reparto – su cui si è discusso ampiamente nei mesi scorsi, con diverse polemiche – la direzione del ‘Santa Maria’ ha organizzato un incontro il 13 settembre: parteciperanno la direttrice dell’unità operativa complessa di oncoematologia Anna Marina Liberati, il responsabile tecnico patrimoniale Bruno Alessandrini, il direttore sanitario Sandro Fratini, delegati del Sitro e della direzione medica di presidio, «al fine di definire ed eventualmente migliorare il progetto di ristrutturazione della sede attuale, progetto già approvato e condiviso anni fa con la stessa responsabile e che la direzione aziendale vuole realizzare nell’interesse dei pazienti».

LA DENUNCIA DI GENNAIO: «IN ABBANDONO»

Pazienti in attesa

«Ecco perché non si sposta» Dal Maso, in vista dell’incontro, guadagna tempo e sottolinea le motivazioni per le quali la richiesta di trasferimento e di posti letto ‘dedicati’ (fatta dalla professoressa Liberati) non può essere prevista nell’ambito della riorganizzazione logistica e funzionale in atto nel nosocomio ternano e in nessun moderno dipartimento oncologico nazionale o estero: «L’attività assistenziale – le parole di Dal Maso – nel 99% dei pazienti trattati è correttamente svolta in regime ambulatoriale e i pazienti che hanno richiesto un ricovero (ordinario o di day hospital) nel 2016 sono stati 10, nel 2015 solo 5 e nell’anno precedente 6. Nel primo semestre 2017 ci sono stati solo 2 day hospital e nessun ricovero ordinario. Appare pertanto incomprensibile la richiesta di una dotazione di 8 posti letto ‘dedicati’. Infatti, anche analizzando i ricoveri appropriati effettuati per i pazienti oncoematologici, risultano 86 i casi trattati nel 2016 per un totale di 1.029 giornate di degenza che, al massimo, potrebbero giustificare 3 posti letto. Nel primo semestre del 2017 questi pazienti sono stati 30 e giustificherebbero al massimo 2,2 posti letto. Tutti i moderni dipartimenti oncologici prevedono un aumento costante delle attività ambulatoriali in relazione alle attuali possibilità cliniche, diagnostiche e assistenziali in senso lato, in un modello di cure integrate multidisciplinari e questo è anche quello che sta organizzando l’ospedale ternano».

LA CACCIA ‘SOLIDALE’

La professoressa Liberati 

Il piano Dal Maso specifica che «la riorganizzazione assistenziale che l’azienda ospedaliera sta attuando prevede la creazione di aree differenziate di intensità di cura e l’area medica sarà concentrata al quinto piano dell’ospedale, dove è prevista anche la degenza di pazienti oncologici e oncoematologici. Ed è per questo che alla professoressa Liberati è stato chiesto di predisporre i protocolli clinici di ricovero dai quali si potranno evincere i motivi del ricovero ordinario, la tipologia del trattamento e il setting assistenziale richiesti per ogni paziente. L’attività assistenziale deve essere erogata nelle migliori condizioni, non solo cliniche e assistenziali ma anche logistiche per il paziente e i suoi accompagnatori, e la sede attuale è migliorabile e può essere resa più funzionale e coerente con le esigenze dei pazienti. È una superficie di circa 600 metri quadri dove è possibile realizzare una grande sala di attesa, che ora manca, al fine di favorire l’afflusso e l’accettazione dei pazienti. Circa 450 metri quadri sono dedicati alle attività cliniche, mentre le stanze mediche e altre adibite ad archivi cartacei occupano 150 metri quadri. Anche in questo caso ci sono soluzioni migliorative che l’azienda vuole attuare, ricordando, tra l’altro, che all’interno del monoblocco una simile metratura non sarebbe comunque disponibile per ospitare l’oncoematologia».

Il reparto di oncoematologia

I flussi di arrivo e la richiesta « Ristrutturare la sede attuale dell’oncoematologia è coerente con gli obiettivi aziendali e pertanto dovrà essere realizzata nei tempi minimi necessari. Tale richiesta – aggiunge Dal Maso – si aggiungerà a quella già fatta alla professoressa Liberati di organizzare meglio i flussi di arrivo dei pazienti ambulatoriali che oggi, inutilmente, continuano ad essere invitati a presentarsi tutti insieme e tutti alla stessa ora, pur avendo esigenze cliniche diverse, tempi stimati di accesso diversi e necessità assistenziali molto diverse fra loro, magari, programmando le attività nell’arco delle 12 ore comprese fra le ore 8 (o prima per particolari esigenze cliniche ) e le ore 19/20 al contrario di quanto avviene oggi, nonostante gli inviti che la direzione aziendale ha più volte fatto alla professoressa Liberati di riorganizzarsi secondo queste semplici regole, evitando inutili ore di attesa alle persone perché queste sono le cose che più interessano, in termini di accoglienza, agli utenti».

Divergenze da chiarire Tra una settimana dunque il ‘confronto’: «La riunione – conclude Dal Maso – potrà servire a chiarire idee o divergenze e avviare le procedure relative ai lavori, stigmatizzando l’inutile ricorso ad altre figure istituzionali, che nulla hanno a che vedere con la normale gestione medica e assistenziale delle attività di oncoematologia, e tutti consapevoli, o almeno così ci auguriamo, che i problemi clinici, assistenziali e organizzativi non si possano risolvere sui giornali, ma, come fanno regolarmente tutti i direttori di unità operativa del nostro ospedale, dal confronto serio e costruttivo all’interno del loro dipartimento e con la direzione aziendale».

Le ‘carte’

L’accesso agli atti Ma sull’ospedale di Terni – nel senso dell’azienda – si concentrano le attenzioni anche della politica: dopo il consigliere regionale Marco Squarta, quello comunale ternano di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale, Marco Cecconi, torna all’offensiva: «Ho riproposto una richiesta di accesso agli atti (a sinistra, cliccare per ingrandire; ndr), già presentata il 4 luglio scorso – annuncia – e mai presa seriamente in considerazione. Quelle che ho chiesto sono informazioni che definisco ‘normali’ (relative a rapporti con studi e agenzie professionali; ndr) e sulle quali mi sarei aspettato una risposta chiarificatrice. Ma visto che l’azienda ospedaliera sembra non aver ben compreso il senso delle mie richieste, avendo fornito del materiale assolutamente non attinente, sono costretto a reiterarle. Sperando che stavolta le cose vadano nella direzione giusta»

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