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Home » Pasqua: «Le lacrime asciugate dall’amore»

Pasqua: «Le lacrime asciugate dall’amore»

di Marco Torricelli
6 Aprile 2015
in Attualità
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
Il cardinale Gualtiero Bassetti

Il cardinale Gualtiero Bassetti

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«La vittoria della Pasqua: le lacrime sono asciugate dall’amore», così il cardinale Gualtiero bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, ha salutato la giornata festiva nell’omelia pronunciata nella cattedrale di San Lorenzo.

«Il buio del mondo» Più che il buio della notte, ha detto il cardinale Bassetti, «è il buio di questo mondo che ci fa paura. Un mondo in cui sembra prevalere la violenza. In cui sembrano vincere i trenta denari di Giuda e la bramosia del possedere. Un mondo su cui incombono terribili conflitti armati capaci di distruggere intere nazioni. Il buio sembra davvero prevalere sulla luce. E sembrerebbe quasi rendere impossibile la pacifica convivenza fra tutte le creature. Un buio che paralizza».

La vittoria della Pasqua Un buio, ha proseguito, «che mette forse in crisi la fede di alcune persone. Ma ecco – ha aggiunto, citando le sacre scritture – che accade ciò che nessuno avrebbe previsto: Maria di Magdala muove Pietro e l’altro discepolo, essi stanchi e sfiduciati corrono al sepolcro vuoto. All’improvviso tutto cambia in loro: comprendono le scritture, Gesù è davvero risorto! E’ la vittoria della Pasqua: le lacrime sono asciugate dall’amore. Pietro vide e credette. Credette che il suo Gesù era veramente risorto dai morti. E la Pasqua aprì le porte del suo cuore, che si erano chiuse nella tristezza, nel senso di fallimento e nella delusione».

La preghiera Il cardinale Bassetti ha poi pregato così: «Signore fa che la tua Pasqua apra il nostro cuore stanco e spento, perché ciascuno di noi possa dire: sì, in me, oggi Cristo è risorto! E guardandoti avverta Signore, che il tuo abbraccio universale raggiunge tutti gli uomini di tutti i tempi».

Il vescovo Giuseppe Piemontese
Il vescovo Giuseppe Piemontese

A Terni Anche il vescovo di Terni-Narni-Amelia, Giuseppe Piemontese, ha fatto riferimento al fatto che «tutti noi siamo chiamati a confrontarci con la tomba vuota con questo mistero grande che è insieme mistero di paura, ma anche di luce di speranza, di eternità. Ed è testimoniata dagli apostoli e dagli altri testimoni della risurrezione. Una testimonianza difficile, tentennante, timorosa, fatta con pudore e a volte con paura, come quella delle donne, e come quella nostra. E’ un’esperienza che prende personalmente e che non puoi imporre, puoi solo annunciare agli altri ed è ciò che fa la chiesa ormai da duemila anni fino ai nostri giorni».

 

Le celebrazioni
Le celebrazioni

Il cammino Per giungere alla fede pasquale, ha detto Piemontese,  «occorre un lungo cammino, una conversione che dura tutta la vita, della mente e del cuore. Un cammino lento e graduale che ci mette in sintonia con Gesù e trasforma il nostro cuore, proiettandoci in una vita nuova. Anche i santi, veri testimoni della resurrezione, san Paolo, san Francesco d’Assisi, santa Teresa d’Avila, sant’Ignazio da Loyola e tanti altri, hanno sperimentato che la vita vecchia non si può buttare fuori dalla finestra, ma accompagnarla alla porta un gradino alla volta. La risurrezione di Cristo ci dice che di fronte ai piccoli o grandi fallimenti non si può spendere la forza dell’amore e che l’amore speso non può restare senza frutto, ma resterà per sempre e si moltiplicherà per l’eternità».

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