Perseguitati da rifiuti e piccioni: «Ci sentiamo abbandonati»

Terni – I due commercianti di viale Trieste che hanno dovuto chiudere l’attività perché bersagliati dai lanci di una residente, scrivono alle autorità: «Sia eseguita la sentenza del tribunale»

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Una lettera inviata a tutti – Comune di Terni, tribunale, prefettura, questura, polizia Locale ed altri soggetti operanti nell’ambito comunale – per lanciare l’ennesimo grido di allarme su una situazione che, anche in periodo di Covid, non è affatto migliorata, anzi. A scriverla sono Francesca Feliziani e Claudio Cassetta, i due commercianti di viale Trieste che hanno dovuto chiudere l’attività perché bersagliati da una residente della palazzina che lancia rifiuti e cibo per animali – con conseguente assalto dei piccioni – dalla propria finestra. Una condotta che il tribunale di Terni ha già sanzionato con una condanna a nove mesi di reclusione e una provvisionale di 9 mila euro, ma che è ancora lontana dal terminare.

TERNI: «DISTRUTTI DAI VOLATILI E DA CHI LI NUTRE»

«Assurdo, ora a maggior ragione»

«Dopo quella sentenza – scrivono i due negozianti – la signora (omissis) non ha mai smesso di commettere i reati nei nostri confronti, tanto è vero che abbiamo nuovamente sporto querela il 10 febbraio 2020, integrandola successivamente con diverse querele, in seguito alle quali si sono aperte nuove indagini per reiterazione. È incomprensibile e inaccettabile, soprattutto in questo momento in cui lo Stato che ci ha costretti alla quarantena prima, alle restrizione poi, disinfettandoci e disinfettando per tutelare la nostra e altrui salute, permetta ad una persona già condannata per questo reato di compromettere la nostra salute, il nostro bene e quello di tutte le persone coinvolte, lordando di alimenti ed escrementi l’intera area del nostro locale».

«Aiutateci a tornare a vivere»

Tutto ciò – scrivono i due cittadini – avviene «alimentando indiscriminatamente intere colonie di piccioni, violando, tra l’altro, l’ordinanza del sindaco che lo vieta. Ad oggi ci sentiamo completamente abbandonati dalle istituzioni e dalle figure competenti, lasciati completamente soli con le conseguenze di anni di atti persecutori che hanno condizionato le nostre scelte, la nostra vita, i nostri rapporti e minato la nostra salute nell’indifferenza di tutti. Chiediamo, ancora, l’intervento delle autorità preposte affinché facciano rispettare la sentenza, con un provvedimento atto permetterci di ricominciare a vivere».

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