Terni: «Distrutti dai volatili e da chi li nutre»

Parlano Claudio Cassetta e Francesca Feliziani, i due negozianti di viale Trieste che hanno dovuto chiudere perché tormentati dai piccioni

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di F.T.

Può una condotta apparentemente banale quanto invasiva e costante, come gettare del cibo ai piccioni dalla finestra della propria abitazione, mettere in ginocchio un’attività commerciale, in crisi una famiglia e creare problemi di salute seri – oltre a quelli economici – a due persone che, fino a qualche anno prima, vivevano serenamente progettando il futuro? Stando al racconto dei diretti interessati, ma pure alla recente sentenza di condanna emessa dal tribunale di Terni, sì. Sembra un incubo, in effetti, quello che da oltre sette anni vivono Claudio Cassetta e Francesca Feliziani, ma non lo è.

La vicenda

I due – marito e moglie – erano titolari di un negozio di ottica in viale Trieste 53, a Terni. Nell’ottobre del 2017 lo hanno chiuso per ‘esasperazione’ e da oltre sette anni – l’inizio della vicenda è datato 2012 con le prime denunce partite a fine 2013 – la loro vita è segnata da questa incredibile situazione. All’apparenza semplice ma – le conseguenze sono lì – devastante per chi si trova a viverla.

Come cambia la vita

«Questa donna – racconta Francesca – che il tribunale di Terni ha condannato pochi giorni fa (era il 29 gennaio scorso, ndR) a nove mesi di reclusione per atti persecutori, ci ha rovinato la vita. Sembra assurdo e lo è. Ma dover fare i conti con il cibo ed i rifiuti costantemente lanciati dalla finestra, più volte al giorno, davanti all’ingresso del negozio, la sporcizia, lo sterco, gli stessi volatili – che albergano a decine lì dove sanno che mangeranno – ci ha portati a chiudere un negozio che andava bene e che ci rendeva sicuri e felici. Pulire più volte al giorno? Inutile. Alla fine i clienti hanno preferito prendere altre strade e noi, nostro malgrado, pure. Affittarlo o cederlo, finora si è rivelato impossibile. Chi lo ha affittato, non ci ha pagati stante la situazione insopportabile. Sì il tribunale ci ha dato ragione e ora c’è anche il giudizio civile. Ma la nostra richiesta è una sola».

«Per favore, basta»

«Con il passare del tempo – prosegue Francesca – ho iniziato ad accusare problemi di salute sempre più pesanti, gli orizzonti, complici le difficoltà economiche, si stanno chiudendo anche per un progetto di vita. Ad oggi, con il mutuo tenuto fermo per due anni ma che a breve ripartirà, non possiamo dare spazio a nessun sogno. Neppure a quello di avere un figlio. Capite ora, a cascata, come da un’apparente sciocchezza qual è dare del cibo a dei volatili, peraltro vietata, si possa arrivare, pezzo dopo pezzo, ad una prostrazione che, vi assicuro, ci sta segnando profondamente? Ora, anche sulla base dei problemi di salute che mi affliggono in seguito a questa assurdità, devo sperare di rientrare nelle categorie protette o in una chiamata diretta per avere di nuovo un lavoro. La richiesta, giustizia a parte, è una: che qualcuno faccia qualcosa, che scatti una qualche misura, che la procura e le forze dell’ordine agiscano perché è inconcepibile che la condotta di questa donna prosegua liberamente. Solo questo può darci una spinta per ripartire, provare a cedere gli spazi ma su basi finalmente normali, tornare a vivere».

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