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Home » Perugia, caos rifiuti: cittadini arrabbiati

Perugia, caos rifiuti: cittadini arrabbiati

di Lucina Paternesi
11 Dicembre 2016
in Ambiente e salute, Attualità, Dal territorio
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
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di P.C e L.P.

Non sembrano troppo generosi i perugini all’indomani del rischio interruzione per la raccolta dell’organico nell’Ati2 dopo la diffida emessa dalla Regione nei confronti dell’azienda che gestisce l’impianto di Pietramelina.

perugia-rifiuti1-copyCommenti A dirla tutta, non sono troppo generosi neanche nel commentare quanto emerso nelle ultime settimane, come veniva effettuata la raccolta e lo smistamento dei rifiuti secondo la magistratura perugina che indaga nell’inchiesta Spazzatura d’oro connection e come Gesenu per anni, sempre secondo il pm, avrebbe frodato i 24 comuni dell’Ati2. Immuni alle dichiarazioni dell’assessore all’ambiente della giunta perugina come di quello regionale, per i perugini l’unico dato certo è che la tariffa è sempre stata troppo alta.

Differenziata La pensano così anche Michele e Ilaria, che vivono a Pontevalleceppi. «A noi ci tocca tenere in casa due, tre, quattro diversi contenitori. Separare la carta dalla plastica, lavare i barattoli vuoti, schiacciare le bottiglie e tenere i sacchetti in casa anche per giorni. Noi paghiamo e loro mischiano tutto, mentre la tariffa è alle stelle». Se per i cittadini una tariffa alta può essere giustificabile con un servizio eccellente, non sembra proprio essere il caso della raccolta Gesenu, soprattutto ora che l’organico uscirà dalla regione dopo lo stop a Pietramelina.

I rifiuti a Perugia
I rifiuti a Perugia

Magistratura Ma c’è anche chi usa toni ben più duri. «Fanno bene a indagare, li devono arrestare tutti» commenta un cittadino al mercato del sabato che vive con la sua famiglia in un appartamento di neanche 100 metri quadrati a Castel del Piano e ogni anno paga quasi 400 euro. «Ci dovrebbero mandare loro a separare i rifiuti, quelli che guadagnano quindicimila euro al mese come dirigenti e poi smaltiscono illecitamente i rifiuti». Di certo l’ottimismo nelle ultime settimane ha lasciato posto allo sconforto e, per i perugini, la presunzione di innocenza in questo caso non rientra ai primi posti nelle riflessioni quando la mattina si sfogliano i giornali.

Tariffa Sempre che l’ottimismo ci sia mai stato. Come nel caso di una signora che, racconta, si era trasferita già da tre anni a Roma ma per la Gesenu è sempre rimasta residente a Corciano. «Continuano a mandarmi le lettere per chiedere i pagamenti arretrati – ci dice – nonostante ho inviato loro tutti i documenti, vivo a Roma da più di tre anni, come è possibile?». E, assicura, tra la capitale d’Italia e quella umbra, a volte non si notano le differenze quando si parla di rifiuti. C’è chi, invece, preferisce non commentare, chi non si immaginava che si potesse arrivare a mischiare insieme i rifiuti e chi, soprattutto, non ha mai creduto alla buona fede dell’azienda. «Io l’ho sempre detto che qualcosa puzzava» commenta un altro cittadino pronto ad andare a vedere la partita allo stadio.

La navetta 'Raccoglincentro'
La navetta ‘Raccoglincentro’

Pannolini Che nell’organico, poi, gli scarti fossero eccessivi se ne erano accorti non solo gli ambientalisti e i comitati civici, ma anche tanti cittadini. Un’anomalia tutta perugina, ad esempio, era quella che prevedeva di gettare i pannolini e gli assorbenti nell’organico quando, in tutta Italia, si buttano nell’indifferenziato. Un’altra valida scusa per alzare le percentuali di differenziata? Forse, ma quello che è certo è che in alcuni comuni si faceva un ricorso più assiduo a questa pratica che in altri. Tra tutti Todi, Umbertide, Perugia e Bettona. Dopo le indagini del Nipaf del Corpo forestale dello stato e l’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia, l’aria sembra essere cambiata. Già da qualche giorno, infatti, sul sito della Gesenu campeggia una nuova e lodevole iniziativa: assorbenti e pannolini ora vanno nel bidone dell’indifferenziato.

Numeri In molti, negli anni, hanno fatto notare quanto quest’anomalia fosse controproducente per la produzione di compost e l’efficienza della differenziata che, in ogni caso, non tiene conto dell’effettivo avvio al riciclo, quando si parla di percentuali, ma solo della raccolta. In ogni caso, a dare la misura del fenomeno, come sempre, ci sono i numeri. Uno studio del ministero per l’ambiente della Gran Bretagna, qualche anno fa, aveva calcolato che un bambino, nei primi due anni di vita, utilizza circa 5 mila pannolini per un peso di almeno due tonnellate. Trasposti sulla realtà locale, dove ogni anno nascono circa 8 mila bambini, il peso dei soli pannolini si aggira sulle 16 tonnellate, cifre che di certo sono servite a far raggiungere buone percentuali di differenziata in più di qualche comune.

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