Da una parte c’erano il direttore generale della divisione dolciari di Nestlé Italia, Corrado Castrovillari, il direttore dello stabilimento di San Sisto, François Pointet e il responsabile delle relazioni industriali Gianluigi Toia. Dall’altra la presidente della Regione, Catiuscia Marini e il sindaco di Perugia, Andrea Romizi. Si è parlato dello stabilimento ‘Perugina’.
Il commento «Si è trattato di un incontro molto importante – dicono la presidente Marini ed il sindaco Romizi – nel quale abbiamo voluto ribadire ai dirigenti di Nestlé Italia che riteniamo necessario lo sviluppo di un mix di attività produttive capaci di salvaguardare la capacità produttiva ed occupazionale dello stabilimento di San Sisto. Così come riteniamo altrettanto importante che si proceda ad un maggior apprezzamento del marchio ‘Perugina’ e si rafforzi la capacità di export della fabbrica di Perugia». Sulle eventuali risposte della multinazionale, però, nessuna anticipazione.
Le prospettive Presidente e sindaco, poi, spiegano che «attendiamo l’esito dell’incontro che la dirigenza della multinazionale avrà nella giornata di giovedì con le rappresentanze sindacali e della Rsu, annunciando sin da subito che come Regione Umbria e Comune di Perugia svolgeremo, in una successiva riunione che convocheremo, una comune riflessione sui contenuti degli incontri e presto parteciperemo anche al confronto che il governo nazionale avvierà sulla più generale presenza di Nestlé in Umbria ed in Italia».
Il sindacato Rispetto all’esito dell’incontro, il segretario generale della Flai Cgil Umbria, Michele Greco, è caustico: «Viene da dire, a caldo, che la montagna ha partorito il solito topolino.Tante attese riposte in questo incontro, ma alla fine nessuna sorpresa. Nessun segnale concreto di rilancio, con nuovi prodotti o nuove strategie. Ben venga la vetrina dell’Expo, se sarà confermata, anche se sembra più una toppa che una scelta prioritaria come invece è avvenuto per il brand Sanpellegrino. Ecco perché insisteremo con le nostre proposte e, confermando la nostra iniziativa dell’11 marzo, misureremo la vera intenzione di investire su San Sisto. In assenza di un piano industriale da parte del management italiano e vista la volontà di dismettere alcuni impianti, le solite ricette non basteranno a nostro avviso a mettere in sicurezza il sito, del resto i numeri parlano chiaro: sotto le 25000 tonnellate si stravolge la struttura della nostra fabbrica».