Un’emozionante cerimonia di addio con insegnanti ed ex alunni, poi l’avvio delle operazioni di demolizione. Nel giro di poche settimane, dove c’era la scuola Carducci-Purgotti, in via Fonti Coperte a Perugia, è rimasto solo un cumulo di macerie.
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La sedia nel vuoto Finita la demolizione doveva cominciare la costruzione. Un istituto moderno e sicuro, in linea con tutti gli standard ambientali e antisismici, oltre a una più moderna ripartizione degli spazi. I costi dei lavori – circa quattro milioni di euro – coperti interamente con i fondi messi a disposizione dal governo per la ricostruzione. Ma in sei mesi nulla si è mosso. E alla vigilia della prima campanella dell’anno scolastico 2017/2018 nel cortile della scuola c’è solo una sedia, a ricordare ciò che doveva essere e non è stato. Almeno non ancora.
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I ritardi Gli alunni della Scuola Secondaria di primo grado Carducci-Purgotti non sono potuti rientrare nel loro istituto e dovranno passare un altro anno scolastico separati ed ospitati in altre strutture. Il ritardo nella ricostruzione non è marginale. Lo ha anticipato l’Ufficio Speciale per la Ricostruzione a poche settimane dall’avvio dell’anno scolastico, comunicando che sarebbero sopraggiunte problematiche nell’iter di approvazione della progettazione definitiva e nella fase propedeutica all’affidamento delle lavorazioni inerenti la nuova realizzazione degli edifici scolastici e quindi per la popolazione scolastica interessata si sarebbero dovute trovare soluzioni alternative.
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Interrogazione a Romizi «Il Comune di Perugia nulla ha obiettato – tuona la Rosetti – e ha fatto promesse sapendo o dovendo sapere di non poterle fare. E, come spesso accade, la propaganda si infrange contro la realtà dei fatti, a danno, in questo caso, di alunni e insegnanti, che pure, forse, avevano, in buona fede, creduto alle promesse, poi, tradite di rientrare nella propria scuola, totalmente rinnovata. Il M5S, nel silenzio della Giunta Romizi, deposita una interrogazione scritta – annuncia la consigliera comunale – per conoscere la motivazione dello stop del cantiere e avere un cronoprogramma preciso della ricostruzione».