Qualche decina. Certo, a fronte degli oltre 450 dipendenti delle due Province dell’Umbria che dovranno essere ricollocati, questo rischia di essere derubricato tra i danni collaterali di una ‘guerra tra poveri’ che rischia di esplodere.
La scuola Sì, perché il governo avrebbe rimesso in discussione le 6.000 assunzioni in ruolo – di cui aveva parlato il ministro Giannini – e pure le supplenze di durata annuale per il personale Ata (il prsonale non docente) delle scuole perché tra qualche mese quei posti potrebbero essere utilizzati per la ricollocazione del personale delle Province.
I posti In Umbria i ‘precari’ Ata sarebbero qualche decina – l’ufficio scolastico regionale non è in grado di fornire un numero preciso e risponde che «insomma, siamo sotto ferragosto: sentiamoci più avanti e ne riparliamo» – ma in molti casi si tratta «di persone che – come me – racconta uno di loro – sono in attesa da anni dell’opportunità di essere regolarizzati e, questo è proprio il mio caso, nell’anno in cui pensavo di essere riuscito a raggiungere l’obiettivo, mi sento dire che devo farmi da parte per lasciare il posto a qualcun altro».
I trasferimenti Il ‘qualcun altro’ sarebbe proprio chi – ovviamente senza nessuna responsabilità personale – verrebbe destinato a quell’incarico sulla base delle decisioni «di un governo – dice Vanda Sarpelli, segretaria regionale della Fp Cgil – che pare sempre più specializarsi nell’assumere decisioni approssimative e che, invece di risolvere i problemi, li rende ancor più complicati. Mettendo la povera gente in competizione diretta».
Le ‘figure’ Senza dimenticare, lo dice chi lavora nelle scuole, ma anche chi è ancora impiegato in Provincia, «invece di cercare di ‘incrociare’ le carenze di organico che esistono in varie realtà statali e territoriali, utilizzando nel modo giusto le figure professionali che risultano in esubero nelle Province, si vorrebbe inserire del personale assolutamente a digiuno di nozioni specifiche in realtà operative delicate come quelle delle scuole, con il rischio di fare danni».