di Martina Leonardi
‘Insieme per un’Umbria Resistente’
Candidata alla presidenza della Regione Umbria
Alla domanda che cosa farai se il 20 novembre fossi la presidente di Regione, ho sempre risposto così: una delibera sulla riorganizzazione della rete ospedaliera regionale. Questo credo che sia il tema più importante per i cittadini e le cittadine. Il diritto alla salute non può e non deve essere sospeso. Ma in questo momento tecnicamente lo è: se non ho ospedali vicini funzionanti, se non posso farmi una visita urgente, se sono costretto al turismo sanitario o peggio a pagare per potermi curare, di fatto quel diritto non ce l’ho più. Questo forse, lo avrei dovuto dire con più forza: ci stanno negando i diritti fondamentali in nome del profitto sfrenato, della società del consumo dove anche la salute è diventata un bene di consumo.
Le mie colleghe candidate Tesei e Proietti parlano di sanità pubblica ma declinandola al privato, non facendo i conti con una finanziaria che finanzia gli armamenti e taglia i fondi al servizio sanitario nazionale. Per noi serve un cambio di paradigma: bisogna investire tutto sul pubblico, eliminando dalla sfera del diritto alla salute qualunque forma di privitizzazione. Va detto con chiarezza: è il privato che depotenzia il pubblico. È il privato che incentiva la migrazione di medici da un settore all’altro.
La nostra Regione, che era fiore all’occhiello in ambito sanitario, si è vista distruggere dai governi di centrodestra e centrosinistra ospedali, centri sanitari territoriali nonché la possibilità di essere curati nelle strutture pubbliche. Addirittura la deriva di emulazione della società americana sta facendo spuntare come funghi società che vendono assicurazioni sanitarie: è il caso ad esempio di Lega Coop che si sta sperimentando nel settore. Per noi tutto ciò è inaccettabile: questa è l’estrema forma del capitalismo e delle politiche neo-liberiste.
Noi proponiamo di investire tutte le risorse sul pubblico, aprire ai concorsi, creare un percorso di partecipazione, abolire il ticket sanitario: lavorare ad una sanità di vicinanza. Non prossimità come sventola Proietti, che non disdegna il privato (cit.), ma vicinanza. Per legge la prossimità può essere anche a 60 chilometri dai centri abitati.
Ed è per questo che venerdì come sempre saremo davanti all’ospedale di ‘San Matteo degli Infermi’ di Spoleto, dove da anni ci trovate a denunciare lo smantellamento della sanità. Spoleto è l’esempio lampante di una politica alla quale gli ospedali interessano solo in campagna elettorale. Per questo se volete tutelare tutti i vostri diritti dovete dare il vostro voto più giusto, il voto utilissimo ad ‘Insieme per un’Umbria Resistente’.