Pressing Pd su Leonelli (e lui si infortuna)

Caso Marini. L’ex segretario regionale pressato dai colleghi di partito in una riunione fiume. Poi di sera si fa male a calcetto. Sabato la conta in consiglio. Ipotesi voto segreto

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di P.C.

Ora… non è che uno ci creda a queste cose… però venire a sapere che Giacomo Leonelli s’è fatto male giocando a calcetto subito dopo la riunione fiume con i consiglieri del Partito Democratico, in cui erano tutti contro lui, in pressing (per usare una terminologia calcistica) per convincerlo a votare la fiducia a Catiuscia Marini… beh, fa un po’ effetto.

Gli occhi addosso

Assodato che anche Solinas alla fine finirà per votare sì sabato mattina, quando in consiglio regionale verrà discussa la mozione con cui i capigruppo della maggioranza (Chiacchieroni-Pd, Rometti-SeR, Solinas-Articolo 1/MdP, Brega Misto-‘Liberi e Forti’) invitano la presidente della giunta regionale, Catiuscia Marini, «a recedere dalle dimissioni», manca un voto per prolungare la legislatura fino a fine mandato – questa la volontà degli irriducibili Dem, capitanati da Chiacchieroni – e quel voto può arrivare o da Barberini (dimissionario da assessore, non da consigliere: ma è il caso di esporlo in modo così clamoroso?) oppure proprio da Leonelli. 

Non è che si possa sperare in un improvviso regalo da parte di qualche componente delle forze di opposizione in consiglio regionale che magari – approfittando del possibile ‘voto segreto’ – potrebbe votare per salvare la Marini (e il proprio stipendio) facendo andare avanti la consiliatura fino a scadenza naturale. A quel punto la Marini potrebbe in teoria confermare il proprio intendimento di dimettersi entro 15 giorni, ipotesi improbabile visto che ha detto di rimettersi al voto del consiglio. Quindi andrebbe avanti. Ma con quale legittimazione politica?

Né si può sperare in una defezione improvvisa del giovane ex segretario regionale. Sarebbe inutile: anche se fosse assente sabato mattina, le cose non cambierebbero. Servono voti: serve che Leonelli ci sia e voti sì alla mozione. Non esserci è come votare no: ecco cosa rispondeva Leonelli a chi, mercoledì sera, uscendo da Palazzo Cesaroni, gli chiedeva se fosse proprio il caso di andare a giocare a calcetto ‘co sto freddo‘. «E se ti prendi un malanno – gli dicevano gli amici – come fai sabato?». Lui tranquillizzava: andare o non andare in consiglio regionale non cambierebbe la sostanza delle sue posizioni né, tantomeno, una sua assenza farebbe comodo agli irriducibili. Quindi nessun retropensiero. Certo, dopo quella distorsione alla caviglia rimediata nella partitella fra amici, in ore in cui ha tutti gli occhi addosso, qualche domanda sull’opportunità di andare a giocare se la sarà fatta.

SOLINAS A UMBRIAON: «ECCO PERCHÉ HO CAMBIATO IDEA» – VIDEO

Ancora 48 ore

Mancano 48 ore a sabato e gli spazi per una decisione comunione si assottigliano. Perché se da un lato Leonelli è stato d’accordo a prendere tempo, votando sì al rinvio della discussione – lo scorso 7 maggio – proprio non ci sta a passare per quello che fa finta di niente, voltandosi dall’altra parte, con tutto quello che sta saltando fuori dall’inchiesta. La giustizia farà il suo corso. Ma la politica ha i suoi schemi e secondo lui – lo ha ribadito nella riunione prima della partitella – per la Marini non ci sono le condizioni minime per continuare nell’azione di governo. Quindi, se il tema è trovare una ‘via di uscita onorevole’, ok. Se invece si vuole tirare a campare lui non ci sta. E sabato voterà contro.

LE DIMISSIONI DI LEONELLI DOPO IL 4 MARZO

Come cambiano le cose…

Di certo, se un risultato questa infinita melina (altro termine calcistico) è riuscito ad ottenerlo è quello di aver riabilitato agli occhi dell’opinione pubblica di centrosinistra quel giovane avvocato perugino che poco più di un anno fa sembrava vecchio e imbolsito nella campagna elettorale per le politiche: partita persa con perdite (altro che una distorsione alla caviglia!) contro Prisco, tanto che si convinse – lui sì – a rassegnare immediate dimissioni. La sua carriera politica sembrava quasi finita quel giorno di marzo, nella sede del Pd; la stessa dove qualche mese più tardi si sarebbe visto il ‘vecchio’ Gianpiero Bocci esultare come un giovinetto per la vittoria contro Verini. E invece questa inchiesta ha mischiato di nuovo le carte.

LA VITTORIA DI BOCCI CONTRO VERINI

Una cosa sono riusciti a ottenerla i consiglieri Dem: se, dopo il 4 marzo 2018, l’allora segretario regionale sembrava il principale colpevole, con una carriera politica già segnata dalla brutta sconfitta, addirittura rappresentante del ‘vecchio’, rispetto al ‘nuovo’ asse Bocci-Marini, dopo l’inchiesta Sanitopoli e dopo il balletto attorno alle dimissioni della presidente Marini (prima no, poi sì, poi aspetta il consiglio, poi forse le ritira), è proprio Leonelli ora il punto di riferimento per quella parte politica che si riconosce nel centrosinistra ma che non capisce come mai non siano state ancora pronunciate «le uniche parole possibili per tornare in sintonia con le persone, ovvero quelle di scuse e di assunzione di responsabilità», come scritto nella petizione dei giovani di sinistra che circola in rete.

LA PETIZIONE: «RIACCENDETE LE NOSTRE SPERANZE»

Ci vanno giù pesante, i giovani, criticando il rinvio da parte della maggioranza in consiglio regionale della discussione in merito alle dimissioni della presidente Marini e prendendo le distanze «da un modo di intendere e di vivere la politica che non ci rappresenta; un modo di concepire la rappresentanza e le istituzioni che denota la mancanza di visione e di prospettiva da parte di un gruppo dirigente chiuso in se stesso. Siamo convinti che la comunità riformista e progressista dell’Umbria non possa e non debba permettersi di rimanere ostaggio di logiche autoreferenziali e tatticismi logori, ormai incomprensibili al di fuori dei palazzi e della cerchia degli addetti ai lavori».

E i ‘vecchi’?

Zingaretti sarà a Perugia domenica sera, a cose fatte. Ma il suo messaggio l’ha mandato. Idem Orlando. E così pure Verini, che parla di «necessità di voltare nel migliore dei modi e nella piena condivisione una pagina difficile». Da qualche settimana, dal canto suo, Giubilei chiede di far presto, visto che lui sta combattendo una battaglia niente affatto facile per il Comune e questo stallo di certo non lo aiuta, tanto, che, qualora non fosse chiaro, dopo l’intervista rilasciata a caldo a umbriaOn, ha chiarito il suo pensiero con un post sul suo profilo, auspicando una «rapida conclusione» della vicenda, che «di certo non aiuta». A Perugia di recente – proprio con Giubilei – anche Bersani le cui parole («Bisogna abbassare il dirigismo e fare quello che pensa la gente, mettendoci coraggio e generosità») a qualcuno sono sembrare un commento ai fatti regionali.

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