di Giovanni Cardarello
Abbattimento dei costi, riunificazione del voto, test politico. Si sono spesi tutti questi concetti, e anche di più, nel corso dell’estate per definire la tornata elettorale amministrativa del prossimo autunno. Una tornata amministrativa che manda al voto quasi nove milioni di cittadini italiani.
Parliamo, ovviamente, delle elezioni regionali in programma in Emilia Romagna, Liguria e Umbria. Un voto come detto, squisitamente amministrativo ma con grande impatto politico.
Nei mesi scorsi, soprattutto dopo il voto delle europee di giugno, si sono moltiplicati gli appelli per svolgere il cosiddetto ‘election day’, ovvero riunire in un unico fine settimana la chiamata alle urne per i cittadini delle tre regioni.
Appelli che, però, sono caduti nel vuoto. Le tre regioni, infatti, non voteranno nella stessa data ma in due date diverse. La Liguria, che andrà al voto per le note vicende legate all’ex presidente Toti, ha scelto, in tutta fretta e senza possibilità di essere modificata, la data del 27 e 28 ottobre.
Data cui si dovrebbe accodare l’Emilia-Romagna, che anticipa il voto per l’elezione del presidente uscente Bonaccini al parlamento europeo. Ad oggi in Emilia il voto è fissato per il 17 e 18 novembre ma c’è ampia disponibilità ad anticipare di 20 giorni.
Diverso, invece, il destino dell’Umbria, la regione più in bilico, almeno stando ai sondaggi più recenti. L’ente guidato dalla leghista Donatella Tesei, infatti, andrà al voto a dicembre, verosimilmente il 15 e 16 del mese per non intasarsi con la festività dell’Immacolata e il fine settimana di Natale.
C’è infine l’ipotesi, anticipata nei mesi scorsi da umbriaOn, ovvero quella di far slittare il voto a febbraio del 2025. L’obiettivo è quello di completare la manovra di bilancio, di evitare l’esercizio provvisorio e, dicono i più maliziosi, per consentire al centrodestra di chiudere la trattativa volta a far approdare il sindaco di Terni Bandecchi in coalizione. Nei prossimi giorni sapremo qualcosa di più.