Rifiuti, ‘terremoto’ Vus: 5 indagati e 811 mila euro sequestrati

C’è anche la truffa aggravata fra i reati contestati dalla procura di Perugia per l’illecito smaltimento di rifiuti speciali in tre discariche umbre. I nomi

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Articolo pubblicato alle 10.27 del 13 gennaio 2021

Un sequestro preventivo di 811 mila euro a carico della ‘Vus Spa’: equivalente dei profitti illeciti ottenuti attraverso irregolarità nella gestione dell’impianto di compostaggio in località Casone (Foligno). Ad emetterlo è stato il gip di Perugia; il provvedimento è stato eseguito dai carabinieri del Noe di Perugia, guidati dal tenente colonnello Francesco Motta. La vicenda vede indagati, a vario titolo, cinque soggetti – Maurizio Salari, Walter Rossi, Roberto Calcabrina, Paolo Bordichini, Massimo Benedetti nella qualità di ex vertici (i primi due, rispettivamente ex presidente del cda e ex direttore) – oltre a dipendenti della Vus per i reati di ‘attività organizzate per il traffico di rifiuti’, ‘violazione delle prescrizioni delle autorizzazioni’ e ‘truffa aggravata’. Il sequestro riguarda beni immobili, mobili di valore (gioielli e quadri) beni mobili registrati e partecipazioni societarie di Salari, Rossi Calcabrina e Bordichini. 

Rifiuti speciali smaltiti illecitamente a Spoleto

L’indagine è stata coordinata dalla procura distrettuale antimafia di Perugia ed ha consentito di accertare – spiega il Noe di Perugia – «come presso l’impianto di ‘trattamento meccanico e biologico’ in località Casone (Foligno), sono stati ‘prodotti’ ingenti quantitativi di rifiuti speciali CER191212 (altri rifìuti, compresi materiali misti, prodotti dal trattamento meccanico dei rifìuti, diversi da quelli di cui alla voce 19.12.11) e CER190503 (compost fuori specifìca), provenienti dalla raccolta dei rifiuti urbani dei 22 comuni costituenti l’ex ATO Umbria 3, che a seguito dell’inefficacia dei ‘trattamenti’ operati e l’assenza di recupero di materia, sono stati illecitamente smaltiti presso la discarica sita in località Sant’Orsola (Spoleto), gestita sempre dalla medesima società, con il conseguimento di illeciti profitti pari a 811.020 euro, tratti dalle erogazioni della ‘Tari’, per un parziale e fittizio trattamento e il conseguente aggravamento del carico ambientale della discarica di servizio, destinata ad esaurirsi anticipatamente rispetto ad una corretta gestione impiantistica».

Destinati a tre discariche umbre

L’indagine – proseguono gli inquirenti – «ha anche consentito di accertare che le oltre 3.500 tonnellate rifiuti speciali non pericolosi CER I 90503 (compost fuori specifica), risultate non conformi per l’accettazione presso le discariche di ‘rifiuti non pericolosi’ per il parametro ‘indice respirometrico dinamico’, oltre ad essere state conferite presso la discarica Sant’Orsola di Spoleto, gestita dalla Vus Spa, sono state conferite presso altre due discariche regionali». Quelle di Gubbio e Città di Castello.

Le indagini

Tutto è partito da una serie di sopralluoghi effettuati tra ottobre e novembre 2016 fatti da Noe e Arpa per la verifica delle prescrizioni Aia che facevano emergere criticità sulla gestione dei rifiuti.

La nota della società

Vus in una nota conferma piena fiducia nell’operato degli inquirenti affinché venga accertata la corretta gestione del citato impianto e assicura che questa vicenda non avrà alcuna ripercussione «sulla continuità del funzionamento dell’impianto e dei relativi servizi erogati».

 

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