Rifiuti tessili, Comune e Regione mettono alle strette la Gesenu

Botta e risposta sulle campane di raccolta degli abiti. Cesaro (Fi): «Se ci sono nessuno se n’è accorto». Pavanelli critica Morroni sul fine ciclo

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C’erano anche l’assessore regionale Roberto Morroni e – cosa rara – anche il sindaco Andrea Romizi, nella riunione della commissione di giovedì mattina nel corso della quale Comune e Regione hanno di fatto messo alle strette Gesenu sulla raccolta differenziata delle materie tessili, che dovrebbe essere già partita da un po’ – la legge dice dal primo gennaio – e invece ancora non si vede sul territorio comunale umbro, nonostante Gesenu assicuri siano presenti oltre 150 contenitori. «Se ci sono – ha dichiarato Michele Cesaro, che ha presentato l’ordine del giorno in commissione – nessuno se n’è accorto».

«Nei cassonetti si trova di tutto»

A livello nazionale, il decreto legislativo n. 116/2020 obbliga tutti i gestori a effettuare la raccolta differenziata dei rifiuti tessili dal gennaio 2022. Tra gli impegni previsti dall’odg per sindaco e giunta – inseriti nella proposta di Cesaro (approvata poi all’unanimità) – innanzitutto c’è quello a interloquire con Gesenu per definire le strategie grazie a cui ottemperare agli obblighi di legge: «I cittadini devono esserne a conoscenza. Infatti, se ci sono 158 cassonetti dislocati in città, molti cittadini lo ignorano. La mancata consapevolezza è attestata da ciò che si rinviene nei cassonetti dei rifiuti indifferenziati (in proposito il consigliere ha mostrato anche un’immagine). Vanno quindi migliorate le informazioni fornite all’utenza».

Arrivare al 75% di differenziata anche grazie ai tessili

La seconda richiesta al sindaco e alla giunta contenuta nell’odg riguarda l’adozione di tutte le azioni necessarie a incrementare la raccolta differenziata. «Perugia – ha notato Cesaro – si distingue rispetto agli altri comuni per aver raggiunto ottimi livelli di differenziata, intorno al 71-72%, mentre a livello regionale ci si attesta intorno al 66%. Il target, però, è ormai quello del 75%. Ogni piccola azione va quindi messa in atto per raggiungere grandi traguardi. Terzo impegno indicato dall’odg: il capoluogo di Regione dovrebbe dare disponibilità come soggetto capofila per ciò che concerne le attività di recupero dei rifiuti tessili su area vasta, prevedendo investimenti adeguati dal punto di vista impiantistico.

«Un impianto di trattamento proprio a Perugia»

Il Comune capoluogo di Regione, che pesa per il 20% della popolazione regionale e quindi della produzione di rifiuti, non può non ambire – è stato detto – a essere protagonista delle scelte sugli impianti da realizzare. Cesaro, in particolare, auspica che un impianto di trattamento dei rifiuti tessili possa essere ospitato proprio dal capoluogo. La “scala impiantistica”, ad ogni modo, deve essere adeguata. L’Umbria ha dimensioni adeguate per diventare un modello, ma gli impianti di gestione devono rappresentare l’occasione di un cambio di paradigma rispetto al passato. Cesaro, ricordando che la Regione sta chiedendo fondi per la linea di investimento 1.1 nell’ambito del Pnrr, ha espresso l’auspicio che da parte degli amministratori ai vari livelli e dai gestori siano fatte riflessioni chiare e lungimiranti. In particolare, le dimensioni della regione devono spingere a puntare sull’autosufficienza gestionale, eliminando anche la parcellizzazione dei tanti gestori e dei tanti impianti presenti per produrre economie di scala e abbattere i costi a carico dei cittadini. Infine, ha auspicato che l’utile netto di Gesenu possa crescere negli anni a venire, in modo da contare su più risorse per investimenti; ciò dovrebbe avvenire proprio grazie alle economie di scala. Secondo il consigliere, bisogna rimediare a un ritardo di almeno 15 anni e a lacune strutturali che impongono di cambiare passo rapidamente.

 

Il video

Seconda tappa

L’atto era stato già illustrato nel corso della riunione del 10 febbraio, durante la quale erano stati ascoltati in audizione l’assessore alla tutela e valorizzazione ambientale della Regione Umbria, Roberto Morroni, il direttore operativo di Gesenu, Massimo Pera, il presidente dell’Auri Umbria, Antonino Ruggiano, l’assessore all’ambiente del Comune di Perugia, Otello Numerini, il dirigente Ambiente ed Energia del Comune, Vincenzo Tintori, l’analista ambientale e Advisory Ref Ricerche, Antonio Pergolizzi.

Numerini:«Numeri alti grazie al nostro lavoro»

L’assessore all’ambiente Otello Numerini ha sottolineato che il Comune di Perugia nel 2021 ha raggiunto la quota del 71%, risultato lusinghiero rispetto ad una media nazionale del 60%. «Ciò è stato possibile perché negli anni, soprattutto gli ultimi, si è lavorato molto. Ora si stanno approntando ulteriori interventi (estensione campane monomateriale, estensione raccolta tris ad Oliveto e Montegrillo), ma con un’attenzione: la differenziata va fatta ma per farla bene si deve investire con ricadute inevitabili sulle tariffe». Numerini ha quindi evidenziato che la tariffa di Perugia è parametrata in relazione a sforzi importanti che l’Europa e la Regione chiedono. Purtroppo ad oggi le percentuali di differenziata per tutti i comuni non hanno comportato una diminuzione della tariffa. L’assessore ha quindi chiesto alla Regione di individuare un sistema che consenta di condividere gli sforzi, anche economici, tra tutti i Comuni dell’Umbria perché i dati attualmente sono molto diversi da ente ad ente. 

«Anche sui rifiuti tessili siamo avanti» Ma mancano le linee guida

In merito all’odg l’assessore ha spiegato che come Comune sul punto Perugia sta facendo la propria parte, tanto è vero che la percentuale di rifiuti tessili supera la media nazionale. Tuttavia la città non deve accontentarsi: per questo va rivolto un invito a Gesenu affinché, da un lato, si adoperi per far conoscere meglio le opportunità concesse ai cittadini e, dall’altro, si individuino nuove soluzioni tecniche. Giuseppe Rossi, direttore di Auri, ha inteso precisare che la raccolta del tessile in Umbria, a differenza dei dati diffusi da Ispra, tocca la media di 3,5 kg per abitante. «Certamente – ha commentato – la nostra Regione deve migliorare sul punto, ben sapendo che attualmente le indicazioni tecnico-normative fornite dagli organi statali non sono esaurienti. Per raggiungere gli obiettivi posti lo Stato avrebbe dovuto fornire delle linee specifiche che, al contrario, sono mancate».

Il battibecco sugli inceneritori

Rispondendo a una domanda di Fotinì Giustozzi (FdI), l’assessore regionale Roberto Morroni è tornato sul tema inceneritori: «La scelta assunta, quella del termovalorizzatore, è stata fatta per superare una fase di immobilismo della Regione che per troppo tempo ha continuato a puntare su sistemi di mero conferimento in discarica ormai superati dalle moderne tecnologie di riuso. Laddove, infatti, si utilizzano i termovalorizzatori, gli obiettivi posti dall’Europa sono stati raggiunti e superati con facilità, grazie al ricorso a strumenti d’avanguardia».

Una risposta che non è piaciuta alla senatrice umbra del M5s Emma Pavanelli, componente della commissione Ambiente in Senato: «Forse all’assessore non è bene chiaro che il tessile può essere rigenerato per creare del nuovo filato. Nonostante l’Italia sia capofila a livello europeo se non mondiale in questa pratica, l’assessore regionale chiede ai cittadini di fare la raccolta differenziata per bruciare i rifiuti, invece che puntare sull’economia circolare come anche previsto dalle linee guida dell’Unione Europeo, guardando alle nuove azioni a livello internazionale contro i rifiuti. Il piano regionale dei rifiuti non guarda ai nuovi obiettivi nazionali ed internazionali e questa presa di posizione è a dir poco preoccupante per l’Umbria. Inoltre Morroni dovrebbe chiarire agli umbri altri aspetti: se per costruire un nuovo inceneritore ci vogliono circa dieci anni, nel frattempo cosa intende fare con i nostri rifiuti? Come intende ridurre il conferimento in discarica al 10% massimo come previsto dalle direttive Europee?».

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