Rinvio apertura caccia: «Decisione infondata e responsabilità chiare»

Arci Caccia Terni interviene sullo stop del Tar: «La Regione e le altre associazioni venatorie hanno prodotto questa situazione»

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della segreteria di Arci Caccia Terni

La notizia della sospensione del prelievo venatorio per diverse specie è una brutta tegola sulla testa dei cacciatori. Pur ritenendo infondata e immotivata la decisione di sospendere il prelievo di alcune specie fino alla riunione della camera di consiglio fissata per il 4 ottobre, dietro il parere di Ispra che fregandosene dei key concept, anche di quelli aggiornati a dicembre 2021 per i quali il prelievo di queste specie sarebbe consentito dalla seconda decade di settembre, ha emesso un parere che è obbligatorio ma non vincolante per le Regioni, ‘che l’apertura a inizio ottobre garantisce infatti un più completo sviluppo degli ultimi nati per alcune specie ornitiche e di piccola selvaggina, riducendo in tal modo il disturbo generato in particolare dalla pratica della caccia’. Delle due una: o sono sbagliati concettualmente le date previste dai key concept oppure Ispra utilizza i pareri in modo strumentale per porre veti sull’attività venatoria.

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Adesso ancora una volta la colpa ricadrà sulle associazioni venatorie tutte, ma questa volta è giusto che si sappia che il tergiversare sulle decisioni da parte della Regione Umbria per spinte politiche e associative da parte delle altre associazioni, non certo di Arci Caccia, basti guardare le continue interrogazioni in consiglio regionale, ha fatto slittare l’approvazione del calendario venatorio al 5 agosto. Arci Caccia ha chiesto e i fatti lo dimostrano, nessun’altra associazione ha sostenuto questa necessità, che il calendario venisse approvato in tempi utili ovvero entro la data del 15 giugno come previsto dalla legge quadro 157. Se l’assessore avesse ascoltato il nostro appello, ma quando è comodo le decisioni sono maggioranza invece quando serve sono all’unanimità, i 60 giorni previsti per presentare i ricorsi non sarebbero ricaduti nel periodo di caccia previsto dal calendario.

Sono accusati dirigenti e funzionari di essere contro la caccia, solo perché più volte ci hanno messo in guardia sui rischi di forzare la mano sul calendario venatorio: a volte i consigli andrebbero ascoltati. Di certo è comprensibile la rabbia dei cacciatori, perché ancora una volta viene negata la certezza del diritto e non è possibile che per mancanze altrui, ancora una volta ne facciano le spese i cacciatori. Il populismo di questi ultimi anni ha fatto perdere di vista gli obbiettivi: le spinte e controspinte politiche, pur di accontentare la pancia dei cacciatori, hanno fatto il resto. Con i se e con i ma, ormai non si risolve nulla; come più volte hanno ribadito ad alcune associazioni, c’è bisogno che le stesse tornino ad avere un ruolo e fare politica venatoria, invece gli rispondiamo come sempre ‘sì’: è ora di fare politica venatoria e non compravendita di tessere. Per ora possiamo solo attendere, ma abbiamo preso contatti con gli uffici regionali dando come sempre la nostra disponibilità. A chi si chiedeva perché Arci Caccia non compaia più nei comunicati congiunti, questa è la risposta.

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