Risorse premiali Covid personale sanitario: disallineamento e stop

La Regione aveva stanziato oltre 10 milioni, poi le osservazioni del Mef: 2,8 da ‘tagliare’ e annullamento in autotutela di due delibere. Problema di interpretazione

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di S.F.

«Per effetto delle osservazioni del Mef che riconducono la possibilità di incremento di risorse regionali fino al doppio dello stanziamento contenuto nella sola Tabella A del decreto legislativo 18/2020, risulterebbe che l’amministrazione regionale abbia erroneamente appostato sulla premialità Covid ulteriori 2.800.036 milioni di euro per i quali si renderebbe necessario individuare forme di rientro al fine di scongiurare profili di responsabilità contabile». A scriverlo in un documento istruttorio redatto nelle scorse settimane è Mirco Rosi Bonci, dirigente del servizio amministrativo e risorse umane di palazzo Donini: non tornano i conti per i trattamenti accessori del personale sanitario impegnato nella lotta al virus. C’è un doppio annullamento in autotutela delle delibere di giunta del 17 marzo e 28 aprile 2021. L’approvazione dell’esecutivo Tesei è arrivata venerdì.

L’assessore Coletto

Il decreto e la cifra 

In sostanza la Regione aveva dato il via libera ad un finanziamento da 10 milioni 253 mila euro per gli incentivi al personale sanitario. Peccato che il ministero dell’economia e delle finanze abbia messo nero su bianco – fine maggio – un parere sul programma operativo per la gestione dell’emergenza Covid-19. Il provvedimento base per la valutazione è il decreto legislativo 18 del 17 marzo 2020, in pieno lockdown: «Per l’anno 2020, allo scopo di incrementare le risorse da destinare – si legge nell’articolo 1 – prioritariamente alla remunerazione delle prestazioni correlate alle particolari condizioni di lavoro del personale dipendente delle aziende e degli enti del Servizio sanitario nazionale direttamente impiegato nelle attività di contrasto alla emergenza epidemiologica determinata dal diffondersi del Covid, i fondi contrattuali per le condizioni di lavoro della dirigenza medica e sanitaria dell’area della sanità e i fondi contrattuali per le condizioni di lavoro e incarichi del personale del comparto sanità nonché, per la restante parte, i relativi fondi incentivanti sono complessivamente incrementati, per ogni regione e provincia autonoma, in deroga all’articolo 23, comma 2, del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75 e ai vincoli previsti dalla legislazione vigente in materia di spesa di personale, dell’importo indicato». Che può essere incrementato «di un ammontare aggiuntivo il cui importo non può essere superiore al doppio degli stessi con proprie risorse disponibili a legislazione vigente, a condizione che sia salvaguardato l’equilibrio economico del sistema sanitario della regione». Per l’Umbria la cifra indicata è di 3.726.843 euro. Il conto è semplice, basta moltiplicare per due ed ecco i 7.453.686 euro.

Il disallineamento

La Regione invece sulla premialità Covid – a titolo di prestazione straordinaria per il personale dipendente delle aziende del servizio sanitario – ha stanziato oltre 10 milioni di euro per una differenza di oltre 2,8 rispetto alla versione del Mef. Quindi nel corso del 2021 sono stati definiti i criteri di ripartizione fra dirigenza e comparto ed è stato sottoscritto con le organizzazioni sindacali un verbale di confronto per individuare gli istituti coinvolti per la remunerazione. Le intese sono state approvate con le delibere di giunta 200 e 384 di quest’anno. Tutto saltato. O quantomeno da rimodulare. Palazzo Donini ricorda poi che le risorse previste (1,6 milioni statali e 10,2 milioni regionali) «sono state già trasferite nei bilanci delle aziende sanitarie regionali». Per un totale di 12 milioni.

Massimo Braganti

Le conseguenze

In primis è stato rideterminato l’importo in 7,4 milioni di euro. Inoltre sarà necessario «riaprire il tavolo di confronto regionale con le Ooss del comparto e della dirigenza per il conseguente adeguamento degli accordi sindacali medio tempore sottoscritti». Infine il doppio annullamento in autotela delle delibere citate in precedenza. Ci sono anche le firme dell’assessore Luca Coletto – come detto l’atto è stato approvato ieri in giunta – e del direttore regionale alla salute Massimo Braganti: «Il problema – spiega quest’ultimo per far chiarezza – era la ‘casella’ dalla quale erano stati attinti i fondi, è una sorta di storno formale. Da un’interpretazione originaria risultava un margine di dodici milioni, poi quella successiva del Mef  ha indicato quella cifra. Ci sono delle risorse ulteriori che devono essere riassegnate e si farà l’accordo in tal senso. Anche per l’eventuale riconferma della quota parte modificata».

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