Rotavirus, in Umbria il Covid fa crollare le vaccinazioni: «Proteggere i più piccoli»

L’infezione può provocare gravi gastroenteriti tra i bambini, i target vaccinali ancora lontani. «Prevenzione fondamentale»

Condividi questo articolo su

Un caso al minuto, circa 27 mila al mese, più di 400 mila bambini colpiti ogni anno: questi i numeri in Italia della gastroenterite da Rotavirus. Una patologia, molto diffusa ma poco conosciuta, che colpisce i bambini al di sotto dei cinque anni, spesso entro il primo anno di vita, provocando diarrea, febbre, vomito e disidratazione, con sintomi così gravi da richiedere anche il ricovero in ospedale. Non essendoci una terapia antivirale, il vaccino rimane l’unico vero metodo attualmente a disposizione per prevenire queste conseguenze. L’Umbria è stata l’ultima Regione ad allinearsi al Piano nazionale prevenzione vaccinale 2017-2019, introducendo la vaccinazione – gratuitamente – nel 2018 e molto, su questo fronte, c’è ancora da fare.

SPECIALE COVID – UMBRIAON

L’igienista: «Attività mai fermata, ma c’è l’effetto-Covid»

Un’idea la danno i dati dell’Area Sud dell’Usl Umbria 2, che comprende i tre distretti del territorio della provincia di Terni, ancora lontani dal target di copertura del 95% previsto per il 2020 dal Piano nazionale: al momento dell’introduzione della vaccinazione – che prevede la somministrazione di due dosi entro la 24^ settimana di vita – la copertura tra i nati nel periodo luglio-dicembre 2018, nell’intera Area sud, era stata del 62,6% per la prima dose e del 58,7% per la seconda. Una flessione tra le due somministrazioni ancora più evidente nel 2020, l’anno della pandemia, quando il dato complessivo si è attestato ad un buon 79,3% per la prima dose, ma ha subìto un calo di sette punti percentuali per la seconda (72,3%), con numeri comunque diversi da distretto a distretto (ad Orvieto, dove si registra la migliore performance, si è passati ad esempio dall’85,2% al 75,4%, a Narni-Amelia dal 69,2% al 65%, a Terni dall’81,7% al 74,3%). «Ma sono ancora più preoccupanti – spiega la dottoressa Letizia Damiani, igienista e dirigente medico del distretto di Orvieto – i primi dati relativi al 2021, riferiti per ora alle somministrazioni della prima dose: tra febbraio e aprile di quest’anno si è raggiunta una copertura appena del 45,5%, numeri addirittura al di sotto rispetto a quelli dell’introduzione del vaccino. Eppure la nostra attività di vaccinazione non si è mai fermata anche nel momento dell’emergenza». Dunque sono diversi i fattori che secondo il medico possono aver inciso, «su questi – spiega – si deve lavorare». «I genitori possono essere spaventati da effetti collaterali rarissimi – continua -, ma il vaccino non ne aumenta l’incidenza, anzi. L’importante è dunque infondere loro fiducia, attraverso un’attività di counseling, per far capire che la vaccinazione è fondamentale come fattore di protezione».

Il pediatra: «Paure ingiustificate»

Scongiurare gastroenteriti evitabili, ridurre i ricoveri – soprattutto in periodo Covid – e non affollare gli studi medici dei pediatri di libera scelta sono gli obiettivi della vaccinazione, che dunque, nell’attività di promozione della prevenzione dal Rotavirus, vede in prima linea anche gli stessi pediatri. «Non ci sono presupposti per cui i genitori debbano essere spaventati dal vaccino – conferma Gianni Di Stefano, presidente della Federazione nazionale medici pediatri dell’Umbria -, molto più sicuro, come ad esempio rilevato da osservazioni su oltre 31 mila bambini, della somministrazione del placebo. I benefici superano nettamente eventuali i rischi provocati dal virus, che può causare scariche di diarrea anche per otto giorni consecutivi e quindi la disidratazione dei pazienti. L’eventuale loro ospedalizzazione avrebbe dei costi non solo per la società, ma anche per le famiglie». L’introduzione del vaccino – sottolinea ancora Di Stefano – «ha invece avuto un impatto positivo sul numero dei giorni di assenza dal lavoro dei genitori, con un calo compreso tra il 50 e il 70%. L’impatto sociale non è dunque è irrilevante». In definitiva, per il dottor Di Stefano, è «importante essere incisivi nella comunicazione, preparando le famiglie prima che arrivino al centro vaccinale e focalizzando l’attenzione sui numeri e benefici. La paura del vaccino contro il Rotavirus – conclude – è ingiustificata».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli