Un anno fa – era il 1° marzo del 2013, venne firmato l’accordo sindacale per la ripartenza della Sangemini Acque. Fu sottoscritto, ricordano i sindacati di categoria, «per senso di responsabilità, anche dai lavoratori di Sangemini Fruit, consentendone così la ripresa. Ma questi ultimi sono definitivamente fuori dal perimetro aziendale senza aver avuto alcun riscontro alle innumerevoli promesse e rassicurazioni ricevute al momento della firma».
‘Cassa’ finita Con la fine della cassa integrazione straordinaria «e l’inutile tentativo supportato, purtroppo senza successo, anche della prefettura e della Regione Umbria, gli organi della procedura fallimentare hanno negato anche questa, seppur minima, risposta ai lavoratori. È chiaro che per questi lavoratori il tempo delle promesse è finito, servono risposte concrete da chi nel tempo ha assunto impegni nei loro confronti».
Le promesse I sindacati ricordano che «nell’accordo del 1° marzo 2014 le parti tutte si impegnarono a definire un percorso di confronto con la Regione Umbria, nello specifico con la presidente Marini che aveva seguito in prima persona le trattative con il Gruppo Norda. Successivamente in vari incontri ed anche rispondendo ad una interrogazione in consiglio regionale, l’assessore Riommi ha ribadito esserci una ipotesi credibile di ricollocazione dei lavoratori della Sangemini Fruit nell’ambito del possibile riutilizzo degli impianti Fruit».
La minaccia È tempo, dicono i sindacati, «che questa ipotesi, se è realmente spendibile, venga posta sul piatto. Chiediamo inoltre che tutti i sindaci dell’area a cominciare dai sindaci di Terni e San Gemini si facciano carico di convocare un tavolo istituzionale per favorire ogni possibile ipotesi di ricollocazione dei lavoratori». Altrimenti metteranno «in atto tutte le forme di protesta che riterranno necessarie per ottenere un interessamento fattivo da parte delle istituzioni regionali e locali».