di M.T.
Un anno è passato in fretta. Forse troppo, visto che il 31 marzo scorso, a 13 mesi dall’accordo che il 1° marzo del 2014 ha permesso a Norda di prendere in affitto la Sangemini – con il sacrificio dei lavoratori della Fruit, rimasti con il cerino in mano e un mazzetto di promesse mai mantenute – invece di versare la prima tranche (4,8 milioni) di quanto previsto dal concordato concesso dal tribunale di Terni, i fratelli Pessina avrebbero chiesto un ‘time out’.
Il rinvio La richiesta di Norda sarebbe quella di rinviare tutto di un paio di mesi, almeno fino al 31 maggio – il giorno delle elezioni regionali – perché, pare, ci sarebbero problemini organizzativi. Quali e di che dimensioni non è dato sapere, anche perché la faccenda viene gestita con grande cautela.
I creditori Anche perché quel concordato era stato possibile anche – forse soprattutto – grazie all’apertura di una ‘linea di credito’, intesa come gesto di fiducia, da parte di Inps e Agenzia delle entrate, il cui assenso aveva avuto un peso decisivo nella decisione finale. Ma quel gesto di fiducia presupponeva, si immagina, il rispetto degli impegni e dei tempi da parte di Norda.
Sindacati all’oscuro Michele Greco, segretario regionale della Flai Cgil spiega che «la sensazione che ci fosse qualcosa che non andava l’avevamo; tanto che era stato chiesto un incontro alla proprietà, ma stiamo ancora aspettando una risposta; però le ultime sortite pubbliche di Massimo Pessina (il patron aveva fatto dichiarazioni mirabolanti al Corriere della Sera; ndr) sembravano improntate a grande ottimismo e, a San Gemini, i lavoratori speravano che non fossero semplici promesse».
Trattativa sui più livelli Ma un altro aspetto, per certi aspetti non imprevisto, è rappresentato dal fatto che, a quanto risulta ai sindacalisti locali – i quali non lo confermerebbero nemmeno sotto tortura a chi scrive, ma ne hanno parlato sottovoce – ci sarebbe stato un ‘passaggio’ informativo tra Norda ed i sindacati nazionali di categoria; che furono i più decisi, a marzo del 2014, nel difendere l’accordo con i Pessina e che quasi ne imposero la firma; i quali sarebbero insomma a conoscenza di dettagli che invece sfuggono a livello locale.
Il mercato Quello delle acque minerali, peraltro, è un mercato che attraversa una fase particolarmente delicata (Nestlé-Sanpellegrino ha appena ceduto il marchio San Bernardo al gruppo Montecristo di Lucca) e in Umbria lo si sa bene, visto che è appena stato pubblicato il bando per la ‘procedura competitiva per proposte di affitto’ dello stabilimento Tione di Bardano di Orvieto, (l’azienda è stata dichiarata fallita il 18 dicembre dello scorso anno e la base di gara è di 63 mila euro). La scadenza per le offerte è fissata al 25 maggio e, se nessuno dovesse farsi avanti, scatteranno i licenziamenti per i 20 dipendenti che, già ora, non percepiscono nessun sussidio.