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Home » Sanità, il Pd di Terni: «Regione cambi rotta. Iniziativa privata? Ok, purché nelle regole»

Sanità, il Pd di Terni: «Regione cambi rotta. Iniziativa privata? Ok, purché nelle regole»

di Fabio Toni
20 Giugno 2022
in Ambiente e salute, Opinioni, Politica
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
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di seguito, il documento di sintesi approvato dall’assemblea comunale del Pd di Terni in tema di sanità

Il presente documento sulla situazione della sanità in Umbria e a Terni è stato discusso ed approvato dall’qssemblea comunale del Pd di Terni riunitasi il 13 giugno scorso, a seguito di una discussione avviata da tempo all’interno del partito su alcuni temi fondamentali per le politiche della salute, come: il piano sanitario regionale, la convenzione con l’università, la gravosa situazione in cui versa l’ospedale di Terni, il fantomatico project financing correlato al nuovo ospedale, gli annunciati investimenti sul versante della sanità privata.

Il dibattito fa seguito alla presentazione da parte della Regione, del libro bianco prima, della bozza di piano sanitario poi, accantonato per le critiche piovute da più parti e tornato alla cronaca nei giorni scorsi per il maldestro tentativo di far passare il visto tecnico del ministero della Salute come una approvazione meritoria, ed infine fa seguito alla firma della convenzione con l’università, che sembra prefigurare quasi uno scambio di ruoli tra assessorato alla sanità e rettorato, riservando alla Regione un ruolo subalterno, con una inaccettabile disparità di posizione giuridico economica tra personale universitario ed ospedaliero, senza criteri che garantiscano il merito nella scelta delle apicalità universitarie e lasciando invece il fardello finanziario totalmente in capo alla Regione.

Tutto questo avviene in un contesto regionale di grave crisi del settore, conseguente ad una pessima gestione della pandemia nel periodo 2020-2022, che ha depauperato pericolosamente la sanità pubblica, sprecato risorse come nel caso degli ospedali da campo, allungato notevolmente le liste di attesa, con agende addirittura chiuse, portato zero assunzioni e perdite di professionalità, procurato gravi disagi ai pazienti e ai familiari, spostato di fatto la sanità dal pubblico al privato e generando quindi diseguaglianze sociali.

Allarma il fatto che in Umbria siano drasticamente diminuiti negli ultimi due anni sia il tasso di ospedalizzazione che gli interventi chirurgici, a causa del fatto che gli ospedali di alta specialità sono stati quasi totalmente relegati ad ospedali Covid, frutto di scelte sbagliate sin dall’inizio e perpetuate nel tempo, come quella di non aver voluto utilizzare l’ex Milizia a Terni.

Stiamo purtroppo assistendo ancora in questi giorni, in questa parte dell’Umbria, ad una vera e propria destrutturazione e delegittimazione della sanità pubblica, con lunghe file fuori dall’ospedale per i familiari dei degenti, decine di posti letto nei corridoi che segnalano una sofferenza degli spazi, fondi pubblici mal utilizzati come nel caso della nuova rianimazione ed ancora perdite di professionalità con i nostri dipendenti precari che hanno trovato lavoro a tempo indeterminato nelle regioni limitrofe, carenza di infermieri e totale disorganizzazione. Se vogliamo vincere la sfida della sanità pubblica vanno motivati i professionisti, va incentivato il merito e le progressioni di carriera, occorre coltivare i professionisti, e soprattutto vanno fatte assunzioni e investimenti in nuove tecnologie. Eppure la sanità e la salute pubblica sono un tema strategico, ed avremmo un’occasione inedita con i fondi del Pnrr per ridisegnare e rafforzare la sanità territoriale e mettere nuove tecnologie al servizio di una medicina moderna.

Nel piano regionale preadottato nel maggio 2019, il driver principale per l’innovazione dei servizi era l’integrazione ospedale-territorio, in una logica di rete capace di garantire la presa in carico del paziente fragile in un percorso assistenziale di continuità delle cure e di appropriatezza delle stesse.

Il piano sanitario regionale proposto oggi dalla Regione invece non fa alcun riferimento concreto alla telemedicina e ai temi dell’innovazione e non tiene conto delle condizioni di una regione piccola, con la necessità di servizi capillarmente diffusi e di una popolazione anziana e che lo sarà sempre più in prospettiva. La proposta di riduzione dei distretti è pertanto inconcepibile. Anche regioni più grandi come la Regione Lombardia, ad esempio, si sono mosse in direzione opposta, prevedendo nel proprio piano, per servire anche le zone disagiate e montane, distretti inferiori a 100 mila abitanti nell’ottica del rafforzamento della medicina territoriale.

Un sistema sanitario pubblico deve anzitutto fare prevenzione e assistenza, programmarle con un piano sanitario adeguato, programmare e intensificare esperienze come le case di comunità, l’infermiere di famiglia, che esistono da anni in Umbria e dunque potrebbero subire evoluzioni positive se esistesse un disegno concreto per sfruttare adeguatamente le risorse del Pnrr in questa direzione.

L’audizione in commissione consiliare dell’assessore Coletto dell’8 giugno ha destato forte preoccupazione e sconcerto a causa di alcune dichiarazioni da lui rilasciate, che prefigurano l’ipotesi che la Regione intenda realizzare nei fatti un’azienda universitaria ospedaliera unica ed un’Ircss, le cui collocazioni a Terni o Perugia, a sua detta, dovrebbero essere stabilite dal consiglio regionale, senza adeguati approfondimenti da parte dello stesso organismo. Una posizione sbagliata e non condivisibile che nasconde in realtà il disegno di indebolire l’azienda ospedaliera, anziché rafforzarla, andare di fatto nella direzione di un unica azienda ospedaliera, in cambio di un vuoto contenitore come l’Ircs, oggi purtroppo in forte crisi di risorse e prospettive in Italia.

Sul tema del nuovo ospedale occorre dire inoltre chiaramente che lo strumento del project financing, la cui fattibilità è ancora oggetto di approfondimento, è obsoleto e inadeguato sia per la convenienza finanziaria che per le risorse previste per un nuovo ospedale e comporterebbe di fatto la privatizzazione di servizi interni per decenni, che devono invece continuare ad essere gestiti con gare pubbliche pluriennali per garantire qualità ed efficienza. Questo disegno, nel combinato disposto con lo stato in cui versa attualmente l’azienda ospedaliera ternana, porterebbe a un forte indebolimento della sanità pubblica nella parte sud della regione. Disegno tanto più evidente a fronte dei continui cambi di fonte finanziaria per un ospedale come quello di Narni-Amelia che a questo punto difficilmente vedrà la luce e la cui complementarietà con un ospedale di alta specialità di 600 posti pubblici, come dovrebbe essere il nosocomio ternano, è fortemente a rischio.

Alla luce di tutto questo, pensiamo sia necessario aprire anche con il ministro Speranza un confronto serio per la verifica della disponibilità alla realizzazione del nuovo ospedale di Terni con fondi totalmente pubblici. Noi siamo pronti a fare la nostra parte. Rispetto alle iniziative private in campo sanitario, riteniamo che, legittimamente, qualsiasi privato che voglia investire in sanità come in altri campi, debba essere il benvenuto, ma sapendo che la legge è uguale per tutti e che la priorità di chi governa non può che essere il rafforzamento della sanità pubblica che primariamente va consolidata, perché il privato nei servizi pubblici non deve competere ma integrare l’offerta, secondo la programmazione regionale ed in ottica di mera sussidiarietà.

Da sempre il Partito Democratico di Terni è attento e impegnato per il miglioramento del sistema sanitario umbro e ternano, un sistema che per anni e fino a poco tempo fa è stato benchmark e di esempio per il Paese. Condividiamo timori e preoccupazioni di cittadini, portatori di interesse e associazioni sindacali e ci mettiamo a disposizione per ogni iniziativa di mobilitazione necessaria a salvaguardia e a tutela della salute dei nostri concittadini.

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