Uno studio approfondito sui reati predatori – furti, rapine ma anche episodi segnati da violente aggressioni verso le persone – e gli strumenti per contrastarli, anche in relazione alle ‘scarcerazioni facili’ con cui troppo spesso gli autori di delitti vengono rimessi in libertà, a volte a poche ore di distanza dall’arresto. È quello pubblicato nell’ultima Rassegna ufficiale dell’Arma dei carabinieri, con il contributo del gip del tribunale di Terni, Maurizio Santoloci, docente presso la scuola Ufficiali carabinieri di Roma.
I ‘buchi neri’ L’analisi, incentrata su fenomeni che creano particolare preoccupazione fra i cittadini, prende in esame gli aspetti criminali e le ‘scarcerazioni facili’, su cui il gip Santoloci ha redatto numerose ordinanze oggetto di studio anche nelle scuole di polizia. Nel merito, il giudice oltre ad evidenziare alcuni ‘buchi neri’ del sistema giudiziario – a partire dall’incensuratezza, solo formale, di numerosi soggetti che delinquono – sottolinea come il ‘buonismo’ applicato in alcuni casi rischi, di fatto, di ‘galvanizzare’ chi compie reati, facendolo sentire in qualche modo ‘intoccabile’.
Consenso Aspetti che, spesso e volentieri, finiscono anche per generare «smarrimento e delusione fra i cittadini e le forze dell’ordine che operano con grande difficoltà. Può accadere – scrive il giudice – che soggetti dediti al crimine anche violento, commettano reati gravi, vengano arrestati e condannati, ma tali condanne paradossalmente non risulteranno sul certificato penale per lungo periodo. Così se vengono nuovamente arrestati, ad esempio in flagranza, il loro certificato penale li inquadra ancora come ‘incensurati’. Un problema che può essere risolto con una diversa interpretazione della legge». In questo senso l’Arma dei carabinieri, nella sua rivista ufficiale, condivide le teorie espresse dal gip nelle sue pronunce giurisprudenziali in materia. Punto di vista analogo a quello già espresso in precedenza dalla rivista ‘Polizia moderna’, organo ufficiale della polizia di Stato.