La presa di posizione era stata dura e circostanziata. Ma secondo ‘chi c’era all’epoca dei fatti’, l’attacco del segretario di Rinascita socialista, AndreaFabbri, sul metodo scelto dal Comune di Terni in relazione alle scuole, partirebbe da almeno un presupposto sbagliato.

La precisazione Fabbri dice che nel 2011 il Comune di Terni «ha chiuso la scuola dell’infanzia ‘Il Piccolo Principe’ di Collescipoli». Bene, secondo Simone Guerra, che all’epoca era appunto assessore comunale ‘ al ramo’, «non e così. Quella scuola non è stata chiusa ma bensì statalizzata. Dopo un lungo processo e una lunga serie di confronti lo Stato, ovvero la direzione regionale del ministero, ha accettato di prenderla in carico. Quindi quella scuola non e stata né chiusa, né privatizzata, ma è rimasta in funzione e assolutamente pubblica. Solo che lo Stato è subentrato nella gestione».
La spiegazione Perché fu fatta quella scelta? «Andava in pensione il personale – ricorda Guerra – e c’era in vigore il blocco del turnover, senza la deroga per i servizi educativi, che è sopraggiunta nelle finanziarie successive, tanto che abbiamo poi, negli anni successivi, assunto. Dovevamo scegliere se assumere nella ‘infanzia’ o nella ‘materna’. Nelle materne la presenza pubblica è solo quella comunale, al contrario le scuole dell’infanzia sono anche statali. Il ‘Piccolo principe’ era una singola sezione di scuola dell’infanzia comunale all’interno di un plesso statale. Quindi la statalizzazione, cosa tutt’altro che scontata considerando i tagli alla scuola della Gelmini, e che abbiamo ottenuto con un lungo lavoro, ha permesso di preservare un servizio per i piccoli del territorio, con le stesse caratteristiche di orari e di mensa (in loco), preservando i livelli occupazionali, e il suo carattere assolutamente pubblico».
I genitori I problemi, dice ancora Simone Guerra, «furono affrontati condividendoli preventivamente e verificando poi i risultati con i genitori, anche in relazione ai costi ed alle difficoltà legate al fatto che quella scuola ha un ‘orario lungo’ e i tagli al servizio avrebbero messo in crisi le persone che vi facevano riferimento con la certezza proprio dell’orario prolungato»