Servono iniziative concrete per far ripartire il turismo nell’area del Trasimeno, paralizzato dopo il sisma. È un grido dall’arme all’unisono quello dei sindaci del lago, che tramite una lettera all’agenzia di stampa Ansa hanno espresso la loro preoccupazione sull’imponente calo dei visitatori registrato negli ultimi mesi. «Noi ci sentiamo terremotati senza terremoto», dicono i primi cittadini, esortando la Regione e il Governo ad adottare iniziative concrete.

Il calo «I telefoni degli operatori del settore sono silenziosi – ha raccontato ad umbriaOn il sindaco di Città della Pieve, Fausto Scricciolo – e in questo momento dell’anno è molto grave. Se le prenotazioni non arrivano adesso, si rischia che la stagione venga del tutto compromessa». Gennaio e febbraio, infatti, sono i mesi nei quali in genere i turisti cominciano a telefonare per fissare le vacanze in primavera e in estate, ma quest’anno di loro non c’è traccia. Il calo delle prenotazioni, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, si stima intorno al 50-60% e rischia di minare tutto il tessuto economico di una zona che fa del turismo una delle sue risorse principali. «Già nella settimana dopo il 24 agosto abbiamo avuto tante disdette, fino al 30% – racconta Sergio Batino, primo cittadino di Castiglione del Lago – e a Natale abbiamo ospitato la metà delle persone che eravamo soliti accogliere. Ora il problema non riguarda più l’immediato, ma si sta spostando alla primavera-estate 2017». E la vera beffa, per il sindaco, è che a Castiglione e dintorni le ultime scosse non sono state nemmeno avvertite.

La lettera Un problema non da poco, per i comuni del Trasimeno, considerando che l’assenza di visitatori si ripercuote anche sul commercio, l’agricoltura e l’enogastronomia, che soprattutto nella stagione calda si mettono in moto grazie ai visitatori. Per questo i sindaci ora vogliono ribadire a gran voce che la zona del lago, a nord dell’Umbria, è abbastanza lontana dagli eventi sismici da non averne subito alcuna conseguenza. «Tutto è perfettamente agibile – dice Giorgio Bacoccola, vicepresidente dell’Urat, il consorzio degli operatori del settore turistico del Trasimeno – tant’è che centinaia di sfollati di Norcia e della Valnerina hanno trovato accoglienza ed ospitalità nei nostri alberghi, nei villaggi turistici e nei campeggi». Allora, è forte l’esigenza di ricordare i motivi per scegliere il lago come meta di vacanza. «Occorre spiegare bene che il Trasimeno è sempre bellissimo – si legge nella lettera – perfettamente balneabile, carico di storia, di arte e di tradizione. Siamo un posto perfettamente sicuro e sempre ospitale. Dal nostro lago si raggiunge rapidamente Firenze in meno di un’ora e mezzo, Roma in due ore e Siena in soli 40 minuti. Non si può continuare a collegare ed identificare tutta l’Umbria con il sisma e con i suoi effetti devastanti. Noi ci sentiamo terremotati senza terremoto».
Le soluzioni Qualche iniziativa per il rilancio c’è già, come quella del consorzio Urat dal nome ‘Porte aperte al Trasimeno’. L’ultimo weekend di maggio – spiega il sindaco Batino – in occasione della manifestazione ‘Cantine aperte’, le strutture aderenti (per ora circa 25) metteranno a disposizione le proprie camere per ospitare gratuitamente i turisti. Ma questo non basta: ora occorre che «il Governo e la Regione intervengano velocemente per individuare tutte le misure possibili per permettere agli operatori del settore di risollevarsi». Come? I sindaci pensano ai 4 milioni di fondi per le imprese – una piccola parte dei quali potrebbe andare a sostegno del turismo – ma anche a un intervento su agenzie e tour operator. Il sindaco di Città della Pieve Scricciolo, però, non ha dubbi: bisogna partire da una comunicazione più efficace. «È importante che si evitino le generalizzazioni – spiega- quando in tv si parla di ‘centro Italia’ si rischia di far passare il messaggio che la zona colpita sia molto più estesa di quello che in realtà è. Noi siamo solidali con chi sta vivendo problemi ben più grossi dei nostri, ma per aiutare loro è importante che non diventiamo a nostra volta un problema».