Sono nati i primi cuccioli di camoscio sui Monti Sibillini. Una bella notizia, che diventa simbolica dopo il trauma del terremoto. Segno che la natura continua nel suo disegno di vita.
La vita va avanti Già le prime osservazioni effettuate dagli zoologi del Parco indicavano che, nonostante i crolli che hanno diffusamente interessato gli ambienti rupestri dei Sibillini, la colonia di camoscio appenninico non aveva subito perdite percepibili. E nei giorni scorsi, in occasione della festa della Mamma, erano stati avvistate le prime colonie, i compagnia di Nives, la femmina reintrodotta nove anni fa. In questi giorni gli zoologi hanno osservato i primi piccoli di camoscio appenninico nati quest’anno in natura. Si tratta di sei individui che hanno visto la luce negli ultimi giorni tra le rupi del massiccio del Monte Bove.
Il camoscio appenninico è una specie presente esclusivamente nelle aree protette dell’Appennino centrale ed è protetto a livello europeo. Era quasi estinto all’inizio del Novecento e tuttora è una specie vulnerabile. Sui monti Sibillini, da cui era quasi del tutto scomparso, è stato reintrodotto nel Parco dei Monti Sibillini dal 2008 grazie a progetti comunitari realizzati in collaborazione con gli altri parchi appenninici. Il progetto ha avuto un grande successo e ora, sui monti della Sibilla, vive una colonia formata da circa 100 individui. Nei prossimi giorni, fino a luglio, ci si aspetta quindi la nascita di molti altri camoscetti.
I disagi per il terremoto Le attività di monitoraggio della fauna devono essere svolte anche nelle aree più impervie, ora difficilmente raggiungibili a causa della chiusura di molte strade principali e secondarie, e dei rischi connessi ai dissesti e alla instabilità dei versanti. Ciò richiede l’individuazione, in collaborazione con i Carabinieri Forestali, di percorsi e siti di osservazione alternativi spesso più impegnativi. Oltre al monitoraggio del camoscio appenninico, i principali progetti attualmente in corso riguardano il monitoraggio del lupo, del cervo, del capriolo e della coturnice, la gestione del cinghiale (anche mediante interventi di controllo numerico), e il progetto comunitario Life per la conservazione della trota mediterranea.